Non priva di difetti, dei quali il peggiore è non riuscire a coronare pienamente le proprie ambizioni, la nuova serie realizzata da Mike Flanagan in casa Netflix è probabilmente il migliore horror visto sul piccolo schermo da tanto tempo a questa parte.
Un cast diretto in maniera corale e davvero in palla, tra i quali svetta probabilmente Hamish Linklater nel ruolo di Padre Paul/Monsignore Pruitt, mette in scena la piccola comunità isolana di Crocket Island. Dove, contestualmente all’arrivo del nuovo parroco, iniziano a verificarsi miracoli quantomeno sospetti, che si dimostreranno poi soltanto il primo tassello di un’imprevedibile carrellata di orrori.
La trama gioca davvero con il fuoco in termini di credibilità , fermandosi però sempre ad un passo dal troppo che stroppia. Merito di Flanagan che ha gestito davvero bene i personaggi, l’alternanza tra una storyline (quest’ultime sono molteplici e davvero ben intrecciate) e l’altra e soprattutto colpi di scena e rivelazioni. La visione tiene dunque incollati allo schermo, incalza ed ammalia. Anche se non mancano momenti deliziosamente gore (come succhia il sangue l’angelo nessuno mai!), la serie più che la spaventare inquieta.
I personaggi sono così tanti e variegati, che diventa impossibile non affezionarsi a qualcuno di essi e seguirne la linea narrativa con particolare empatia.
Dove fallisce allora “Midnight Mass”? Tutta la serie è pervasa da una riflessione sulla fede e sul fanatismo che trapela da ogni dialogo, specie quando sono in scena Father Paul e Bev. La cosa avviene in maniera così ostentata che non possiamo fare a meno di pensare che si tratti di una serie sulla fede, che però fallisce proprio da questo punto di vista. Non riuscendo quindi a proporre una visione, un pensiero coerente a riguardo, ma nemmeno a scatenare domande e riflessioni non fornendo risposte, come invece accadeva in un’altra serie alla quale “Midnight Mass” sembra ammiccare spesso , ossia “The Leftovers” (quella sì un capolavoro).