di Ciro Iuliano
Ci sono artisti ed opere che hanno così profondamente segnato il mio percorso cinematografico , con cui non riesco ad essere del tutto imparziale nello sviluppare un’opinione , buona o cattiva che sia. Uno di questi è sicuramente il Darione nazionale, che con buona parte della sua filmografia ha segnato indelebilmente la storia del cinema , e non solo quello italiano. Poi si!!!… sicuramente gli ultimi 30 anni di carriera non sono stati sfavillanti come il resto, e pellicole come “Fantasma dell’opera”, “Cartaio” o “Giallo” sono difficili da salvare anche per un amante del suo cinema come il sottoscritto, che per inciso riesce a trovare schegge di puro genio argentiano, anche in film tanto odiati come “La Terza Madre” o “Dracula 3D”. Schegge che ritrovo anche in questo suo ultimo “Occhiali Neri”, film che arriva dopo 10 anni di silenzio del maestro e che mi ha in buona parte sorpreso.
Principalmente per quanto riguarda la regia del nostro , che a tratti ho trovato molto più ispirata rispetto al recente passato. Attenzione però, non si sta parlando di quel suo personalissimo modo di girare che nei momenti migliori gli valse il riconoscimento come “Antonioni dell’horror”, ma fortunatamente neanche siamo al cospetto di quella regia piatta e dal sapore televisivo che contraddistinse opere come i sopracitati “Cartaio” o “Giallo”. Probabilmente Argento, consapevole che questa potrebbe essere, se non l’ultima, una delle sue ultime occasioni di regalarci emozioni con un suo film, ha voluto metterci tutto l’amore che poteva, ed è ciò che più traspare da questa pellicola. L’amore per il suo modo di fare cinema, sempre un pò anarchico, selvaggio, che appartiene solo a lui. Questo è il classico film rivolto agli amanti di Argento, un pubblico giovane difficilmente apprezzerà . Troppo pregno delle sue ossessioni, delle sue inquietudini, del suo modo di fare cinema. L’ispirata regia, le inquietanti atmosfere ricreate dalla cupa fotografia e dalle ottime musiche, le buone prove in generale del cast (che era la mia preoccupazione maggiore), un modo di fare cinema d’altri tempi che poco hanno di innovativo, e che neanche provano ad esserlo. Ci mancherebbe!!! Pretenderlo da un’uomo di 80 anni è quanto meno impensabile e irrispettoso del suo glorioso passato.
Come credo si evinca dalle mie parole, sono stato felice di tornare in sala per assistere all’opera del maestro, che non è sicuramente una pellicola scevra da difetti, ma sicuramente dai tanti pregi. Per quanto riguarda la trama direi che l’intreccio thriller non è mai stato il punto forte dei film di Argento, ed anche qui è così, ma non credo fosse il punto focale dell’opera. Più interessante è lo sviluppo della protagonista (una discreta Pastorelli), il suo personale calvario, cupo e senza speranza, fatto di presa di coscienza e di crescita, coadiuvato da Asia Argento (che ha un personaggio simile a quelli interpretati dalla madre in altri film di Dario) e dal simpatico ragazzo cinese. Una parabola di redenzione che va oltre il solito meccanismo “thriller” visto e rivisto sicuramente meglio in passato, qui più debole rispetto a tutto il resto, ma va bene così.
Menzione speciale per il sempre ottimo make-up affidato alle cure di Sergio Stivaletti e all’ottima colonna sonora firmata Arnaud Rebotini. Come ciliegina finale Argento regale un paio di autocitazioni che sono oro colato per i fan di vecchia data, come il sottoscritto. Old school è la parola d’ordine qui!!! Un film dalla costruzione semplice, a tratti schematica forse ma sempre ben impostata, essenziale e che non si perde in inutili fronzoli.
Dato il più recente passato direi che è anche troppo e merita solo rispetto.