Pur piacevole, a tratti anche interessante, a me sembra decisamente un film minore di Almodovar. E, dopo un capolavoro come “Dolor Y Gloria“, una prova rilassante, che a momenti sembra un viaggio nei clichet del regista, ci sta anche.
Il più grande difetto di “Madres Paralelas” per me sta nel fatto che Almodovar ci abbia voluto mettere dentro tante cose e che queste sono finite con il rimanere piuttosto slegate. Come se viaggiassero parallele, per l’appunto, e il regista si sforzasse nel farle collidere, con l’unico risultato di far sembrare l’aggancio tra i temi del film piuttosto macchinoso.
Mi riferisco in particolar modo al plot principale dello scambio di culla (invero poco credibile anche per un film di Almodovar) e alla riflessione sulla memoria collettiva e sul peso della storia sulle nostre esistenze.
Rispetto a “Dolor Y Gloria”, che segnava una vetta di Almodovar anche dal punto di vista della composizione dei quadri, anche la scenografia è un gradino più sotto.
Ottima al solito la direzione del cast, anche se capisco poco il grande entusiasmo attorno alla prova della Cruz, brava, ma non certamente da Coppa Volpi e candidatura all’Oscar. Molto più brava in realtà l’altra protagonista Milena Smit.
Va menzionata però un’ultima sequenza (quella degli scheletri nella fossa comune che acquistano carne e volti) dal forte impatto ideologico.