Chris Carrabba torna all’antico o, meglio, torna nell’ambiente in cui si muove meglio, quello che gli ha dato fama e gloria all’inzio della sua carriera come Dashboard Confessional, con i due pilastri dell’emo che rispondono ai nomi di “The Swiss Army Romance” e “The Places You Have Come to Fear the Most”. Avrete capito, se seguite l’artista, che il disco in questione segna il ritorno di Chris alla dimensione chitarra e voce, che è quella che preferiamo da sempre per delineare le melodie e il mood del cantante americano.
Dopo il brutto album precedente e un terribile incidente che ha fatto quasi temere per la sua vita, il nostro chiude un cerchio artistico e si mette a scrivere per sè stesso, per scacciare paure, demoni e ritrovare passione e speranze, in un disco quasi catartico e decisamente personale. Sono passati tanti anni dalle ansie e dalle rabbie di quei primi due album, ora Chris ha trovato il suo posto nel mondo e le sue canzoni hanno un che di confortevole più che di pugni chiusi e tensioni gridate in faccia. Ma è giusto anche così. Piace il fatto che Chris abbia voluto, con queste premesse, riproporre la sua veste più spartana e sincera, per dimostrarci che gli anni sono passati e che l’uomo è diverso dal ragazzo di 20 anni fa, ma che la dimensione musicale più vera, per lui, quella più adatta a parlare di sè, resta quella dei primi album.
Detto questo il disco ha spunti piacevoli, la voce e la chitarra di Chris si sposano sempre con gentilezza e con qualche piacevole spunto più grintoso, ma la scrittura veleggia più o meno senza sussulti, senza grossi colpi melodici che facciano battere il cuore. Tutto scorre via con fin troppa scioltezza e, arrivati in fondo (senza difficoltà , sia chiaro!), resta un po’ poco in mano, se non la voglia, ancora una volta, di riprendere in mano i classici.
Credit Foto: Nick Fancher