A cura di Fabrizio Dardi
Le fotografie in bianco e nero, quelle dei grandi reporter che hanno fatto la storia, come Cartier-Bresson,
Gianni Berengo Gardin, Salgado, sono immediate, colpiscono con potenza, come un jab di Mike Tyson e
lasciano il segno, nel cuore e nell’anima.
La musica di Lady Blackbird usa le stesse corde emotive e arriva diretta senza filtri. Chi ha assistito al
concerto romano nella bella cornice dell’Alcazar, ne sa qualcosa.
“Black Acid Soul”, l’esordio discografico di Lady Blackbird, al secolo Marley Munroe, pubblicato nel 2021, nel titolo spiega le intenzioni: classici Jazz-Soul e inediti, interpretati con uno stile essenziale, a volte crudo, dove le note si ascoltano e si apprezzano una ad una e rimangono impresse nella memoria, come le foto su pellicola che riempiono i cassetti dei como’ di famiglia.
Lo spettacolo inizia con una dichiarazione d’amore per la musica : “Summertime”.
L’incipit è quasi urlato e per chi non lo avesse capito dalla scelta del nome d’arte, è un messaggio chiaro, si punta in alto, alle divinità del Jazz e del soul: Ella Fitzgerald, Sara Vaughan, Nina Simone.
Ma Lady Blackbird è una cantante del nostro tempo. Ha un look da rocker con una punta glamour e la grazia dell’arte, quella con la A maiuscola che va oltre i canoni e i confini della moda.
L’alcazar è un locale piccolo. Il pubblico in piedi è a ridosso del palco, quasi a proteggere l’artista e la sua band in un abbraccio premuroso. Si è consapevoli di essere in presenza di qualcosa di prezioso, che va custodito con cura.
Non serve una grande orchestra a Lady Blackbird. Bastano un piano ed un basso elettrico a ricamare il necessario senza assoli strappa applauso. Forse un approccio troppo scarno? No. Lady Blackbird potrebbe reggere anche un concerto cantato totalmente a cappella tanta è la sua potenza vocale, che metterebbe a dura prova qualsiasi virtuosismo tecnico della band.
Il repertorio non è vasto e vengono riproposti i brani del disco di esordio come “It’s not that easy”, “Lost and looking”, I”t’ll never happen again”, in poco piu’ di un’ora di esibizione e, se proprio bisogna trovarci un difetto, eccolo qui, avremmo gradito una scaletta con qualche pezzo in più.
Ma forse è stato meglio così. Siamo abitutati a concerti fiume, a degli show che vanno oltre la musica, con balletti, fuochi e fiamme. Niente di male, ma servono anche momenti che ci possano riconciliare con le cose belle perchè semplici, che poi semplici non sono ma così appaiono perchè sono espressione dei grandi artisti.
Per chi come me , ha ascoltato “Black Acid Soul” una miriade di volte, quasi sempre in cuffia in religioso isolamento, la performance all’Alcazar è stata una conferma. La nostra artista non vuole dire al mondo che è solo brava…ha una missione ben precisa che è quella di farci capire a fondo lo spirito della black music.