Nell’estate del 1992, poco più di un anno dopo aver scosso le putride acque del doom metal con “Gothic”, i Paradise Lost tornano a battere un fragorosissimo colpo con le nove tracce di “Shades Of God”. Un album di vera e propria transizione, estremamente pesante ma anche diabolicamente melodico, con il quale la band britannica prova ad allontanarsi definitivamente dalle sonorità  più “sanguinolente” del death. La violenza cieca e raffinata degli esordi si libera dalle “catene” della registrazione a basso costo e, con il passaggio a una qualità  di produzione superiore, inizia a trasformarsi in qualcosa di profondamente diverso.

Gregor Mackintosh e compagni mettono in bella mostra le emozioni e, senza rinunciare in alcuna maniera al loro tipico gusto per la ricercatezza, costruiscono un grezzissimo monumento al romanticismo più marcio e decadente, con qualche timido ma chiaro riferimento al rock e al metal più classici.

Un importante ma ancora acerbo passo in avanti verso quel mondo freddo, oscuro ed elegante poi perfettamente delineato nei successivi capolavori datati 1993 e 1995 – “Icon” e “Draconian Times” – non a caso considerati pilastri imprescindibili del gothic metal. Un genere ancora tutto da scoprire per i Paradise Lost di “Shades Of God”; una lingua malinconica e gelida da sviluppare e perfezionare.

Le canzoni cambiano forma di minuto in minuto e, seguendo le evoluzioni chitarristiche di Mackintosh e Aaron Aedy, alternano passaggi molto muscolari ad altri più sfumati, dai quali traspare un’insospettabile delicatezza (vedi il bellissimo intermezzo acustico di “Daylight Torn” o gli arpeggi iniziali di “No Forgiveness” e “As I Die”).

I brani sono lunghi, lenti, cupi, complessi e articolati: i Paradise Lost targati 1992 non vanno alla ricerca di facili soluzioni ma osano e inventano, senza per questo nascondere in alcun modo le loro nobilissime influenze (Trouble e Type O Negative, giusto per citare un paio di contemporanei). Punti di riferimento dichiarati espressamente dal cantante Nick Holmes che, in questo album, sembra voler quasi incarnare il concetto di metamorfosi.

La sua voce, infatti, è a metà  strada tra il growl cavernoso dei primi due lavori e lo stile pulito ma grintoso al quale siamo ormai abituati da anni. Una sfida impossibile per le corde vocali di qualsiasi normale essere umano ma non per un tipo coriaceo come Holmes – che non si risparmia davvero mai per regalarci gli epici ruggiti alla James Hetfield incattivito che impreziosiscono piccoli tesori doom come la lugubre “Crying For Eternity”, la sabbathiana “Embraced” (appesantita dal doppio pedale del batterista Matthew Archer, del quale voglio ricordare anche il campanaccio nella rozzissima “The Word Made Flesh”) e la stranamente veloce “Pity The Sadness” (che, nelle battute iniziali e in altre parentesi sparse, include un breve ma gustoso giro di note su scala discente disegnato dal basso di uno Stephen Edmondson quanto mai ispirato).

Sì, Nick Holmes è impressionante, ma i protagonisti indiscussi di “Shades Of God” sono i già  citati Gregor Mackintosh e Aaron Aedy. Le loro chitarre danno vita a riff e ad assoli entrati di diritto nella storia del gothic metal; e non credo di esagerare con affermazioni perentorie di questo tipo, considerando il fatto che stiamo parlando di un gruppo che ha impresso un marchio indelebile sul sottogenere in questione.

Tra l’altro sono sufficienti i cinque minuti abbondanti dell’apripista “Mortals Watch The Day” per cogliere la grandezza dei due axemen di Halifax (di Mackintosh soprattutto, da sempre perno creativo dei Paradise Lost): un pezzo maestoso e super-stratificato che cresce di intensità  proprio sfruttando i magici incastri tra le sei corde dell’affiatata coppia. Uno dei tanti buoni motivi per cui vale la pena andare a recuperare questo classico (minore, ma pur sempre classico) del metal europeo degli anni ’90.

Data di pubblicazione: 14 luglio 1992
Tracce: 9
Lunghezza: 52:56
Etichetta: Music For Nations
Produttore: Simon Efemey

Tracklist:
1. Mortals Watch The Day
2. Crying For Eternity
3. Embraced
4. Daylight Torn
5. Pity The Sadness
6. No Forgiveness
7. Your Hand In Mine
8. The Word Made Flesh
9. As I Die