Pigeon John non è il classico rapper. Non annegherà mai sul fondo di una piscina per i kilogrammi d’oro al collo. Non impugnerà mai una pistola e non potrà mai sfoggiare ciccatrici di fori di proiettile sul suo petto. Non ordinerà mai Cristal come se piovesse circondato da cosce nude ad un party, al massimo sorseggerà raffinato Beaujolais nouveau in un ristorante carino della San Fernando Valley.
Il fatto è che non proviene dalla strada, da un quartiere difficile dove camminare con occhi anche dietro la schiena tenendo ben stretto il rosario nella tasca, ma è nato nel tranquillo Nebraska da cui s’è poi trasferito con la madre verso L.A. dove ha potuto studiare, è stato lontano dai guai, ha avuto un’istruzione religiosa e dove è riuscito a coltivare la passione per la musica, cantando tra l’altro con i LA Symphony & Rootbeer ed i Brainwash Projects.
La fede è stata molto importante per Pigeon John, al secolo John Kenneth Dunkin, tant’è che durante un’intervista in cui il fervore mistico lo pervase da capo a piedi, dichiarò che il nome d’arte gli fu assegnato direttamenrte dall’Altissimo in persona, che gli fece recapitare in auto un piccione morto, il quale dopo avergli parlato e detto di “fare il bravo”, riprese vita e volò via come se nulla fosse. Ora in tutto questo non c’è nulla di male, il Buon Signore forse quel giorno era evidentemente più interessato al mercato hip hop della West Coast che alla fame nel mondo, tant’è che questa è la storia, possiamo sorriderne, scuotere il capo o credergli, tant’è che al settimo album da solista Pigeon John ha definito il suo stile, ovvero quella capacità di fare gioco di sponda tra uil rap e l’hip hop più ortodossi ed un indie-pop ruffiano.
Così il nostro piccione non piace ai cultori del genere rap: è troppo educato, senza nerbo, politically correct, con melodie articolate decisamente più rhythm and blues che altro. Ma d’altro canto non è raffinato come un Kanye West, nemmeno con la sperimentale minimal “Before We’re Gone”, o sofisticato come un Raphael Saadiq, nemmeno con la swing “Rock Bottom Again”.
Forse è un difetto o un suo limite non avere un confine ben delineato e non osare di più, ma poi ascoltiamo “The Bomb”, semplice pezzone estivo passato anche nelle nostre radio, e dobbiamo essere sinceri, questo non essere nè carne nè pesce piace alla massa, non impegna e si porta con tutto.
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2. Buttersoft Seats
3. Dude, It’s On
4. Rock Bottom Again
5. Before We’re Gone
6. Davey Rockit
7. Hey You
8. So Gangster
9. To Do List
10. Excuse Me
11. Ben Vereen
Ascolta “Dragon Slayer”