Ci sono dischi che ci piacciono, dischi che amiamo e dischi che si sono incollati alla nostra anima perchè, per qualche motivo non necessariamente musicale, si sono legati alla nostra persona e alle nostre vicende di vita. “Comfort In Sound”, per me, fa parte di quest’ultima categoria, e sono felicissimo di poterne celebrare il ventennale per iscritto perchè, ancora oggi, vivo con gande intensità  e realismo i ricordi legati a quel periodo.

è il 7 gennaio 2002, il giorno in cui, per molte persone, tutte le feste vengono portate via dall’Epifania e si ricomincia a lavorare. Ma io sto per compiere 27 anni e un lavoro non ce l’ho, l’ho avuto per i precedenti 6 mesi e, forse, posso sperare di riaverlo, ma non ho alcuna certezza. Poco male, potrei pensare: ho ancora gli ultimi esami universitari da finire, mi posso buttare nello studio, del resto l’ho deciso diversi anni prima che avrei terminato il mio percorso di studi con più calma e, nel frattempo, avrei lavorato. Ma mi chiedo se sia stata la decisione giusta, mi sento in un limbo, perchè non so se ho fatto bene a impostare il mio piano di vita come ho fatto, ma non riesco nemmeno a pensare ad alternative convincenti, anche perchè ormai, vista la mia età , non posso più cambiare idea. Non sono soddisfatto, mi sento sballottato in uno spazio indefinito.

Una cara amica mi manda un sms, rimango pietrificato e apro Internet per informarmi: Jon Lee, il batterista dei miei adoratissimi Feeder, ci ha lasciati, ha deciso di andarsene. Chissà  lui come dev’essersi sentito, altro che me, al suo confronto io sarò stato in Paradiso, chissà  quali dinamiche lo hanno portato a compiere l’estremo gesto, e io che oso sentirmi insoddisfatto, come posso, al confronto di una vicenda così tragica? Non posso, ma non voglio nemmeno far finta di non essermi un po’ intristito, anzi, la voglio cavalcare questa sensazione. Prendo i tre CD dei Feeder, li metto nel multi lettore e programmo la riproduzione di tutte le canzoni tristi della band. Mi sento purificato, era la catarsi di cui avevo bisogno. A fine mese, riavrò il mio lavoro, e passerò anche l’esame che stavo preparando in quel momento. Ne manca ancora uno, posso ricominciare a vivere la mia vita con energia, lavorando e studiando. Quella mattina, per me, ha rappresentato un punto di svolta.

Dieci mesi e mezzo dopo, mi trovo al Virgin in Piazza Duomo a comprare proprio “Comfort In Sound”, il disco che Grant Nicholas e Taka Hirose hanno voluto realizzare per salutare, a modo loro, l’amico che non è rimasto. Lo metto nel lettore CD portatile, premo play e le prime note di “Just The Way I’m Feeling” mi sollevano letteralmente dal terreno e mi riportano a quella mattina e a quel periodo. “It’s just the way I’m feeling“, canta Grant, e c’è poco da fare, quando realizzi cosa stai provando ma non puoi fare nulla per cambiare le cose, devi andare dietro alle sensazioni e non puoi fare altro. L’avevo capito quella mattina, e l’ha capito anche Grant mentre elaborava il lutto. Solo che lui è un artista e ha trovato il modo di rappresentare tutto questo con una canzone di una forza emotiva sconvolgente.

Un inizio come questo basta già  da solo a rendere speciale tutto il disco, perchè, semplicemente, non si può rimanere indifferenti di fronte a un pezzone così, soprattutto se, com’è successo a me, si viene da un periodo in cui l’accettazione delle proprie sensazioni ha rappresentato una necessità . Il resto del disco, comunque, non scende di livello, ed è emozionante per tutta la durata, grazie non solo a un’ispirazione compositiva fuori dal comune, ma anche a una varietà  stilistica che rende ancor più credibile la modalità  con cui Grant e Taka hanno voluto rappresentare l’elaborazione del lutto.

Chi ha subito una perdita grave lo sa bene: non sempre la tristezza e l’amarezza sono in primo piano, siamo esseri umani e per noi è normale provare un ampio ventaglio di stati d’animo, anche nei momenti in cui sarebbe normale stare sempre di merda; però, quando abbiamo perso qualcuno, le sensazioni negative non se ne vanno mai vi del tutto, ma rimangono sempre “in background”, per poi emergere di colpo, spesso in modo inaspettato quanto devastante. “Comfort In Sound” ritrae perfettamente questo stato di cose, e anche quando si cerca energia positiva con “Come Back Around”, o serenità  con “Forget About Tomorrow”, o ci si innervosisce come in “Godzilla”, non ci si libera mai completamente dalla malinconia, che poi colpisce duro all’arrivo di brani come “Quick Fade”, “Love Pollution” e, soprattutto, “Moonshine”, dove Grant lascia andare ogni freno e canta, in modo che più appassionato non si potrebbe, “only you, it’s only for you”. Mi vengono le lacrime agli occhi solo a scrivere queste parole, anche senza ascoltare la canzone, tanto non ne ho bisogno, tanto dimora dentro di me, così come tutto questo disco, tanto doloroso quanto magnifico.

Grant e Taka, per fortuna, hanno reagito bene e, ancora oggi, fanno dell’ottima musica. Probabilmente, mettersi così a nudo come hanno fatto loro con questo capolavoro è stato catartico e terapeutico, così come lo è stato per me scrivere un articolo così.

Pubblicazione: 21 ottobre 2002
Genere: Alternative rock, post-grunge, post-Britpop
Lunghezza: 48:04
Label: Echo
Produttori: Gil Norton, Grant Nicholas

Tracklist:
1.Just the Way I’m Feeling
2.Come Back Around
3.Helium
4.Child in You
5.Comfort in Sound
6.Forget About Tomorrow
7.Summer’s Gone
8.Godzilla
9.Quick Fade
10.Find the Colour
11.Love Pollution
12.Moonshine