In un anno particolarmente doloroso per la famiglia reale inglese, ecco che arriva la mazzata finale.

A due mesi esatti dalla dipartita di Elisabetta II, il cui regno ha accompagnato la Gran Bretagna dagli anni ’50 del Novecento ad oggi, e dopo l’incoronazione dello sfortunato Re Carlo III, ecco che esce su Netflix la quinta stagione della serie televisiva che più ha fatto discutere e spettegolare gli inquilini di Buckingham Palace.

The Crown è per antonomasia LA serie televisiva meglio riuscita della piattaforma, lanciata contestualmente all’inizio del servizio streaming e con un successo che negli anni si è consolidato sempre di più ottenendo non solo il plauso della critica internazionale, ma anche bagagli di premi per le memorabili performance attoriali.

Dopo la quarta stagione, incentrata sugli anni ’80 della Thatcher e della comparsa di Lady Diana, la quinta stagione apre il decennio successivo raccontando forse il periodo più problematico e tumultuoso della famiglia reale. Con un tempismo che quasi fa ridere per la coincidenza, ecco che al centro della nuova stagione non solo troviamo una regina Elisabetta sconcertata e senza risoluzioni per risanare l’immagine della monarchia, ma anche, e soprattutto, il divorzio tra il principe Carlo e Diana Spencer.

Proprio per queste dieci puntate si è aperto il divario: chi acclama la serie come un gioiello persistente nel palinsesto mondiale televisivo e chi, invece, addita gli sceneggiatori ad aver scritto una storia che cerca di più lo scandalo che la narrazione storica. Effettivamente la serie tv nasce come un omaggio alla regina del Novecento, un racconto delicato e fermo di un regno che ha segnato i cittadini inglesi e del mondo. In questa stagione, quindi, si passa da un tono storico ad uno narrativo vero e proprio. Il problema, però, è che comunque i fatti sono veramente successi e non si può farne a meno.

Non è un fulmine a cielo aperto: già  nella quarta stagione, con l’entrata in scena di Diana, il racconto ovviamente doveva percorrere una relazione sofferta e altalenante dovendo arrivare, per forza di cose, all’esplosione che non solo investì la coppia di principi reali, ma gli stessi Windsor e lo stesso decennio. Sicuramente l’impianto è più narrativo che mai, ma solo al fine di raccontare nel dettaglio le psicologie e le motivazioni che hanno portato allo scoppio. Non si ricerca lo scandalo per fare ascolti, ma solo la libertà  di dare la voce ad una persona che all’epoca non riusciva e non poteva parlare.

Il che fa veramente riflettere, perchè se la figura di Carlo all’inizio ne usciva divisiva (tra chi sosteneva che fosse una vittima del Sistema e chi no), ora, invece, le cose sono molto diverse: con il matrimonio, il carattere frustrato di una persona frustrata è venuto fuori investendo tutti coloro a fianco. E tutto ciò non poteva capitare in un peggior momento come questo: poco dopo la salita al trono di un re che ha aspettato decenni, ecco che esce un prodotto televisivo seguito da milioni di persone che non solo interroga la funzione e la credibilità  della monarchia (in generale), ma la figura della famiglia reale, e di Carlo, nello scandalo della separazione da Lady D. Una cosa che, se presa con le pinze giuste, potrebbe scandalizzare ancora di più di quanto fatto in precedenza. E scandalizza non per il suo impianto narrativo scandalistico, ma per il susseguirsi di dettagli ed episodi realmente accaduti che fanno quindi tornare alla memoria momenti terribili.

La cosa che sorprende in tutte queste critiche volte allo scandalo è che non si parla comunque solo di questo (e senza fare spoiler, ovviamente, accennerò solo ad una linea narrativa). Ci si addentra sempre di più nella vita di Margaret, sorella di Elisabetta, e nella sua dolorosa depressione anche nel momento più felice, ovvero il ricongiungimento con una persona cara dopo 40 anni di lontananza. Ed è formidabile l’interpretazione, così delicata e genuina, che ti fa piangere non solo per la bravura, ma proprio per la bellezza del contesto in cui è inserita.

In conclusione, io sono tra quelli che urla ad alta voce per l’ennesima volta quanto bella e profonda sia questa serie tv. The Crown è stata e per sempre sarà  il modello da seguire se mai si vorrà  produrre una serie tv con impianto storico. E ancora di più vorrei sfidare a raccontare ciò che è successo con questo stile e queste modalità . La cura per i dettagli, anche quelli più nascosti, la scelta degli eventi e il loro incastrarsi perfettamente tra di loro mischiato con la bravura magistrale degli attori rende, a mio avviso, questa serie un gioiello da comprare assolutamente.