La distanza linguistica non è un ostacolo per questo piccolo gioiello che ci lascia in eredità il 2011. Parker Lewis è un cantautore svedese che compone e canta nella propria lingua, ma gli va dato atto di avere uno stile che va al di là dei confini geografici e fonetici.
Frutto della coproduzione italo-svedese della WWNBB e della Sellout , “Pengar & Leenden” è un album che stupisce al primo ascolto per l’eleganza degli arrangiamenti e per la delicatezza di questo folk appena accennato, molto fine e poetico. L’atmosfera è quella di un “Easy Like Sunday Morning” dei Faith No More , o di un “Sunday Morning” dei The Velvet Underground , sussurrato e delicato, con però tutta la serenità della voce di Parker , che rassicura e conforta come in “Tillbaka”.
Le storie narrate, gli affreschi che si delineano tra le strofe delle canzoni sono quelli della vita svedese, delle città scandinave e dei sobborghi tra il Närke e il Värmland, ma sono anche le nostre, le storie universali di questi anni, anni difficili in cui dobbiamo rimboccarci le maniche, superare la disillusione per un futuro sognato continuando a coltivare la speranza (Nà¥n dag blir det bra / un giorno andrà bene) . E così voliamo veloci a gran ritmo, trentuno minuti per nove tracce, saltando dalla politica, dalle convinzioni come bandiere, uniche e sole certezze per cui val la pena di lottare (à„r du min kalasjnikov? / sei tu il mio kalashnikov), dalla disperazione di padri prossimi al sucidio per la delusione di non poter offrire il meglio alla famiglia nella malinconica “à–ver Kilsbergen”, a ragazzi che lottano contro la noia e l’immobilismo passando per spose e studenti e ancora guardie, nel silenzio dei pensieri della sera, che oscillano dal baratro della disperazione alla forza di reagire, aggrappandosi alla musica, aggrappandosi stretti a Springsteen cercando di trovare il calore di un sorriso dentro di sè nel grande inverno di questi anni.
La traccia d’apertura, con quel giro di chitarra vagamente epico come quello dei The Last Shadov Puppets , che sale come in un triello d’altri tempi, è la perfetta sintesi di quest’album: molto emozionale, raffinato e diretto.