Dopo aver ascoltato “Turisti della Democrazia” in anteprima, colgo l’occasione per andare a vedere il quintetto bolognese ritornare a suonare a Roma, a pochi mesi di distanza dall’esibizione avvenuta sul finire del 2011. In questo lasso di tempo è uscito il primo disco ufficiale che sta riscontrato un buon successo sia da parte del pubblico e sia da parte della critica.
Probabilmente quelli de Lo Stato Sociale hanno pubblicato uno degli album più interessanti del panorama indie italiano in questo 2012.
La location questa volta è la Locanda Atlantide di San Lorenzo, quartiere popolare di Roma. Il locale è stracolmo per la serata in questione e la faccenda non mi coglie di sorpresa. Ed in questa serata di un venerdì di fine inverno, Lo Stato Sociale hanno il compito arduo di stupire e divertire il numeroso pubblico venuto sin qui ad ascoltarli. La loro setlist con durata di 60 minuti, riesce comunque a racchiudere al meglio quello che sono. Ma andiamo con ordine.
“Ladro di Cuori col Bruco” dà in tutti sensi inizio alle danze. Già perchè sin da subito si balla sotto il palco, attraverso il suono di tastiere e beat che si assorbono nell’atmosfera danzereccia. Ed il ritmo costante continua con la successiva “Vado al Mare”, con Lodo Guenzi che impugnando la sua chitarra elettrica, da vita ad una versione ancor più rock.
Ma il rock non è una componente essenziale del quintetto bolognese, anzi meglio subito rivestirsi di sonorità elettroniche, e neanche a farlo apposta arriva il turno di “Pop”, in cui tra una strofa e l’altra, vengono tirate in mezzo citazioni dance anni’90 (dai Mo-Do a Gigi D’Agostino). Esilaranti come al loro solito.
C’è molta interazione con il pubblico ed il loro live spesso si trasforma in una sorta di cabaret. Ma oltre a questo aspetto vedo uno spettacolo molto più collettivo questa volta, in cui tutti partecipano, e dove non è il solo Ludovico a tenere i fari puntati. Anche se con “Maiale”, viene lasciato con la sola chitarra a suonare una versione più intima e per niente elettronica della canzone.
“Io Sono Cosi Indie” si avvalora sul palco della collaborazione di uno dei presenti tra il pubblico, un bambino, che con microfono in mano canta assieme ai ragazzi il ritornello (sono cosi indie che mi piace andare a ballare, sono cosi indie nella lista di chi suona…) in un adattamento più rap.
Il pubblico presente è sempre più divertito dallo spettacolo, sopratutto quando arriva il momento di “Abbiamo Vinto la Guerra” dove si balla tutti, anche Bebo, che scende dal palco per mischiarsi in mezzo al pubblico. Standing ovation per “Mi Sono Rotto il Cazzo”, altro brano forte e molto apprezzato dall’ultima fatica.
Arriva poi il momento più assurdo della serata. Prima un botta e risposta tra i presenti e i ragazzi, tra battute e scherzi. Poi la versione “Amore ai Tempi dell’Ikea” che dal vivo viene stravolta, trasformandosi in una sorta di parodia stessa del pezzo (con qualche stage diving di mezzo!).
Dopotutto questo, i 5 scanzonati chiedono al pubblico di farsi largo sotto il palco, scendono in pista e sotto la base di “Quelle Che le Donne non Dicono”, si cimentano in un balletto coreografico. Anche qui lo spettacolo risulta diverte e di gradimento da parte dei presenti.
Poi si risale sul palco con il gran finale. Prima con il turno di “Brutale”, brano contenuto nell’EP “Amori ai Tempi dell’Ikea”, e poi con il pezzo forte del loro repertorio, sennonchè quello più amato dalla band stessa, ovvero “Cromosomi”. La festa tocca il suo massimo con le note dell’ultimo pezzo. Poi il saluto ad un pubblico sudato, soddisfatto ma soprattutto divertito. Alla prossima.