Impossibile perdersi nella descrizione tecnica di un disco così: puro slowcore strumentale fatto di tre pianoforti e un violoncello. Punto. Rende l’idea, è tutto qui. Quello che ci si può costruire attorno sono solo suggestioni, sensazioni mutevoli a seconda del contesto in cui si vive l’ascolto. Nessuna voce, nessuna variazione di tono, quello che suggerisce la prima nota è l’esatta dimensione di un disco che, per tutta la sua durata, vi culla lentamente in un paesaggio desertico, in cui i colori potrebbero riassumersi in una scala di grigio o in tiepide sfumature, che dal giallo ocra conducono all’arancio.
Il deserto freddo o quello caldo e torrido, sta a voi la scelta. I primi bagliori del mattino o la notte fonda, ciò che resta è la contemplazione, il non-moto, un lento progredire in una direzione fluttante. La risacca del mare, la sabbia negli occhi, il ghiaccio eterno e l’aurora boreale che colora il cielo di verde. Tutto davanti ai vostri occhi, la compagnia della solutidine, il silenzio brutalizzato dal vento, una nota appesa ad un filo sottile, il rumore di un sassolino che cade nell’acqua.
La fragilità di una nota appena accennata, la monolitica forza emotiva di un violino accarezzato, nulla cambia, sono solo due facciate diverse e complementari di ciò che può suggerire un disco come questo. Che sia il lato gelido o quello caldo della faccenda poco importa, la musica procede lentamente nel suo incedere, lasciando a voi la scelta. Sta a voi coglierla nelle sfumature più adatte al vostro sentire.
2. This Failing Sea
3. Hands Swollen With Grace
4. A Quietly Gathering Tragedy
5. All The Love I Had Was Not Enough
6. Very Early One Morning On Old Road
7. The End Of Trying Part I
8. The End Of Trying Part II
9. The End Of Trying Part III
10. The End Of Trying Part IV
11. Een Langzaam Lekkende Wond
12. The Night Keeps Coming In
13. How Could You Let Me Go
14. Second Hand Light
15. Things We Lost Along The Way
16. Z-Cars