I romagnoli Cosmetic arrivano al terzo disco, il secondo su La Tempesta, e lo chiamano “Conquiste”. Lavoro della maturità ? Duro a dirlo, quel che è certo è che sin dall’incipit di “Lenta Conquista” le coordinate che appaiono delineate sono abbastanza chiare. I Cosmetic più che rifarsi all’ala più punk ed emocore (inteso, come al solito, nel senso più nobile del termine) degli anni ’90 fanno il verso, non sempre colpendo nel segno, a Sonic Youth, al movimento shoegaze (ma con una marcia “ruvida” in più) e a figli e figliastri di quel periodo, dai Silversun Pickups ai Serena Maneesh.

Purtroppo il paragone sarà , immagino, tra i più abusati ma un altro nome che viene alla mente è quello dei Verdena. Non gli ultimi, tra Battisti e atmosfere più “avant”, ma quelli che dai riff adolescenziali del debutto arrivano ai riff granitici e alle composizioni più strutturate dei dischi a seguire.

Da questo calderone esce quindi fuori un buon disco, “Conquiste”, che si va ad inserire forse come una mosca bianca nella piccola rinascita del rock italiano, probabilmente un figlio minore anche nel catalogo La Tempesta (i cui panzer sono ben altri, carriarmatirock o meno rock la cui qualità  va scemando a discapito di pose, più o meno riuscite) ma che fa comunque la sua figura. Non ci troviamo di fronte all’emotività  sbattuta in faccia dei Fine Before You Came, al rock diretto come un treno (o un cinghiale) dei Gazebo Penguins o all’elettronica tutto fuorchè italiana dei Drink To Me. Ci muoviamo invece tra trame ipnotiche (“Prima o Poi”, “La Fine del Giorno”), melodie tra My Bloody Valentine e Ride (“Calla”) e variazioni coraggiose sul tema, come ad esempio “Colonne d’Errore” o la dolce “Lo Spavento”. I feedback la fanno da padrone, a volte sommergono fin troppo la composizione e seguire il filo di “Conquiste” diventa difficoltoso.

Un disco onesto che ha tra le sue virtù quella di non seguire pedissequamente trend più o meno generali (e generici). Va anche bene così.