Ah, il dolce sciabordio del mare che mi accarezza i piedi. Chiudo gli occhi e smezzo un cocktail con Dent May. Giacca scura bordata di paillettes, camicia bianca, papillon nero elegantissimo, grandi occhiali di tartaruga quadrati, un sorriso affascinante in tinta coi capelli ordinati dalla brillantina. Il suo sogno: essere Pippo Baudo. Sì, ma anche, e soprattutto, cantare, divertire, colorare la folla che assiste ai suoi spettacoli. Non che la vita sia facile dalle parti di Oxford, Mississipi, campi di cotone, una chiesa col coro e poco altro da offrire. A parte le crostate che la nonna prepara la domenica. Quelle sì, un buon motivo per restare.
Forte di un entusiasmo mistico, Dent May, bislacco cantautore col vezzo del crooner e delle melodie anni ’50, per incidere la sua musica si è andato a nascondere nella cittadina di Taylor, trecento anime in pena ed una quiete ancestrale come contorno. E siccome niente è normale tra i neuroni del nostro eroe, da questa clausura esce fuori non l’album più malinconico del pianeta, bensì il suo esatto contrario.
Scorrono così le canzoni di questo delizioso esordio e vengono alla mente gli “Happy Days” che furono, Richie Cunningham e Sottiletta, anni puritani passati da Arnold’s, Elvis The Pelvis, le prime Barbie, la silhouette della coca-cola, i poster di Rita Hayworth e… Dent May. Sì, perchè questo è un disco deliziosamente anacronistico, una macchina del tempo tarata per portarci indietro nel tempo.
Col suo cuore di marzapane il crooner americano ci conduce tra le rive di un ‘pop’ scanzonato, giocoso, a metà strada tra le canzonette di Adam Green e le pomposità di Jens Lekman – che qui è assimilato in versione smagrita e rassodata -, ammantando il tutto con l’equilibrio magico di un Lee Hazlewood qualsiasi. E’ un rapimento benevolo quello inscenato dal magnifico ukulele di May, irresistibile accompagnamento di swing, hit radiofoniche, robusti arrangiamenti, accenni di movimenti tropicali sulla fortunata scia dei Vampire Weekend.
Tra una “Meet Me In The Garden” ed una “Oh Paris!” che ricostruiscono atmosfere incensate da salone di barbiere, la circolarità di quest’album porta alla luce anche una cover di un vecchio successo dei Four Preps – “26 Miles (Santa Catalina)” – band che spopolò a ridosso degli anni ’50-’60. Serenate romantiche, marcette, colori pastello e motivetti killer garantiscono l’evasione dal grigiore piovoso, un contagioso amalgama che sa anche duettare con assoli di chitarra elettrica e potenziali colonne sonore delle vostre prossime feste casalinghe. Al di là tutto, “The Good Feeling Music…” è un album spassoso, zeppo di idee e molto ben realizzato. Ed in più garantisce la prestigiosa etichetta Paw Tracks.
Astenersi disperati cronici.
- BUY HERE
2. Meet Me In The Garden
3. College Town Boy
4. Oh Paris!
5. Howard
6. Girls On The Square
7. You Can’t Force A Dance Party
8. God Loves You, Michael Chang
9. At The Academic Conference
10. 26 Miles (Santa Catalina)
11. I’m An Alcoholic
12. Love Song 2009