La seconda parte della stagione 2012, quella che porta dritti alle folli messi di ristampe e cofanetti natalizi, si apre come meglio (peggio) non potrebbe. Tornano i Bloc Party, band di giovani cariatidi che, nonostante abbia all’attivo solo tre album (qui parliamo del quarto), ha già annoiato a livelli Green Day o Red Hot Chili Peppers. Il quartetto londinese ballò una sola stagione nel 2005 con quel “Silent Alarm” chè se non lo ascoltavi non eri nessuno, ennesima “new sensation” di NME, per di più con un organico multietnico e totalmente incapace di suonare dal vivo, insomma un caso di scuola. Seguirono poi dischi involuti, risibili, per non dire delle prove soliste di Okereke (voce) e Lissack (chitarra). Negli ultimi quattro anni dei Bloc Party si è parlato soltanto a causa del tira e molla circa scioglimento o meno del sodalizio.
Non si sono sciolti ed oggi tornano con “Four”, disco citazionista, autocitazionista, inconsistente, poco curato in tutti i passaggi dalla stesura delle liriche alla produzione, dal sound rock dozzinale e che ricorda le parabole discendenti di altre band capaci di esaltare e deludere cocentemente, su tutti i Muse, con l’iniziale “So he begins to lie” che ne ricalca tutti i lati peggiori ma si potrebbero citare pure i lavori più beceri di Red Hot Chili Peppers (“Octopus” e “Team A”) o i Faith No More allo sbando di fine carriera. A sottolineare quanto sia fuori tempo massimo questo disco, dalla copertina pure agghiacciante e che riporta alla mente un’altra band insulsa come i The Music. Cosa dire di “Coliseum” che riprende l’intro di “Loser” di Beck per avvitarlo in riff buoni forse per la nuova versione di “Guitar Hero”, quella che non uscirà mai.
Ora ripartiranno con la telenovela sul futuro del Bloc Party, Okereke ha già iniziato d’altra parte dimostrando di non aver chiaro il fatto che il futuro di questa band è passato da un pezzo. Disco orribile che esce anche in versione de-luxe con due tracce in più che mi sono voluto risparmiare.