Fa specie recensire un album dal titolo “Tempest” se al contempo stai preparando un esame di letteratura inglese sulla “Tempesta” di Shakespeare“… ma per fortuna che lo stesso Bob ha ribadito il fatto che la sua tempesta non ha l’articolo determinativo davanti, il che significa che non si riferisce ad un fatto in particolare e che non sarò giudicato su eventuali riferimenti colti che peraltro avrei avuto difficoltà a fare”… un motivo forse però ci sarà se l’album esce l’11 settembre”…
Album preceduto dal singolo “Duquesne Whistle”, first track, la cui carica è quella di un treno che non puoi non decidere di prendere: Can’t you hear that Duquesne whistle blowing? / Blowing like the sky’s gonna blow apart E’ l’ora di partire, senza timore: I can hear a sweet voice steadily calling / Must be the mother of our Lord. E il viaggio comincia.
Ci sediamo, ed è già passata la mezzanotte; “Soon after midnight” è un canto notturno che ci culla dolcemente sui binari della vita, con un po’ di malinconia, perchè no?, a ripensare agli anni sprecati, ai treni che hanno corso per un po’ fianco a fianco e quelli che sono passati: è il lento e commovente riff di chitarra di “Long and wasted years”. Ma si è già fatto giorno e il blues, prima con “Narrow way” e più tardi con “Early Roman kings”, incalza con tono ruvidamente critico nei confronti dei “re” di quella tempesta che è la società moderna.
“Pay in blood” è probabilmente la più dylaniana, mentre “Scarlet town” è la più folk, accompagnata per mano da un banjo leggermente meno cupo della voce narrante, la quale racconta che “the end is near,” con “the evil and the good living side-by-side”. Ma ancora più dark e estenuantemente lunga è “Tin Angel”, cronaca di un triplice amore finito nel sangue.
Non stancano invece i 14 minuti della title track, le 45 strofe che sono un copione più bello di quello che hanno usato per il film Titanic, e che quindi parlano dello stesso fatto (e anche di Leonardo DiCaprio): un mondo intero è a bordo di una nave che sta affondando, tutti i tipi umani sono sapientemente disegnati dal regista improvvisato Robert Allen Zimmerman“… mentre è il giudizio di un altro Regista che i passeggeri cercano di capire”… ma non c’è nulla da capire (lyrics).
La quiete dopo la tempesta è la ballata “Roll on John”, omaggio all’amico John Lennon che “burned so bright” e che fa riflettere anche il menestrello di Duluth su un tema così delicato come quello della morte.
“Tempest” potrebbe essere l’ultimo album che Bob Dylan pubblicherà , anche se ovviamente nessuno se lo augura”… e il consiglio è, visto che potrebbe essere l’ultima corsa che fa, di prendere questo treno: un’oretta o poco più di viaggio, e fuori dal finestrino un mondo incredibile”… Listen to that Duquesne whistle blowing / Sounding like it’s on a final run