Il carisma e l’impegno sociale del Boss e la vena funk del primo Stevie Wonder, Dave Matthews e soci sono uno dei collettivi musicali ingiustamente sottovalutati nello stivale. Scalpitanti da più di vent’anni, tornano con l’ottavo disco in studio “Away from the World”, sesto numero uno in classifica per la band su Billboard 200 (nella categoria US, oltre a loro solo gli Eagles hanno raggiunto tale traguardo). Dave Matthews è fascinoso e impegnato, ma anche maledetto e malinconico; un ottimo mix tra Bruce Springsteen e Thom Yorke. Il fatto è che la DMB è fatta di amanti e cultori del bluegrass, del funky e del folk.

“Away from the World” è un disco malinconico e speranzoso, che guarda alle nuove generazioni, l’amore, senza mai dimenticare l’impegno sociale, che in questo caso si esemplifica nella ballata gospel di “Mercy”, dove il politico e il sentimentale si incontrano in uno speranzoso coro di salvezza “can’t give up and hope God will intercede“. Non mancano i suoni più sensuali e funky, tanto nel sassofono della sfacciata “Belly Belly”, quanto nella scarica elettrica di “Rooftop”. Non manca un accenno sperimentale nella suite in evoluzione di nove minuti e mezzo di “Drunker Soldier”. Eppure è proprio quella multiformità  a cavallo tra il folk caramelloso di Crosby & Nash (“Belly Full”) e le sonorità  acustiche da tramonto sulla spiaggia (“Sweet”) a rendere il suono di DMB al contempo fresco e ben instaurato nelle proprie radici musicali. I testi stessi sono in linea con la pacata nostalgia del disco: se brani come “Gaucho” sono appelli al mondo mascherati da ballate dal retrogusto flamenco, altre guardano ad un mondo interiore fatto di relazioni, famiglia e amore.

Sarà  che ora il frontman dichiara di aver messo la testa a posto, sarà  la malinconia funk un po’ retrò, sta di fatto che i Dave Matthews Band rimangono la stessa band intrigante ed inconfondibile che poco meno di venti anni fa debuttò con “Under the Table and Dreaming”.