La pioggia impregna più del dovuto il mio barbour bagnato e senza imbottitura, mentre vago per i marciapiedi bagnati d’Irlanda cercando di rimettere a posto i pezzi. Trovo rifugio e sollievo soltanto temporaneo in qualche pub – sempre diverso eppure sempre lo stesso. Ognuno si porta dietro i propri ricordi, gli odori, i sapori, le sensazioni… e, per questo, quando sento da lontano il profumo della pioggia, non posso non tornare con la mente a Cork: ognuno si porta dietro la propria tristezza e malinconia (passatemi questa frase!); per alcuni è una specie di abito fatto su misura, che si cerca di coprire con altri vestiti – che si pensa – migliori e più costosi. Così è anche per Iain Archer, Nord-Irlandese e prolifico songwriter, prima nel supergruppo Reindeer Section e poi negli Snow Patrol all’apice del successo, ora di nuovo in veste solista (dopo “Flood The Tanks”, 2005).
L’Irlanda è sicuramente terra di grandi scrittori, della Guinness, dell’IRA, ecc. ma anche e soprattutto isola di cantautori e menestrelli. A leggere i pareri e sentire l’autore stesso, questo Magnetic North trarrebbe ispirazione dagli Shins e dai Clap Your Hands Say Yeah degli esordi. Se queste influenze ci sono (io ne dubito), esse sono rintracciabili soltanto nelle tracce 2 e 3 (“Minus Ten” e “When It Kicks In”): il resto dell’album è puro cantautorato irlandese, che richiama più volte l’apprezzato Damien Rice – sebbene con meno pathos (“Canal Song”) – fa un cenno di saluto a Travis e David Gray in “Frozen Northern Shores”, quintessenza di malinconia pop a tinte anglofone e – nei giri di chitarra acustica e nell’uso dei cori – ammica ai “vecchi” Simon & Garfunkel (“Collect Yourself”).
E’inutile girarci intorno: questo è un disco che fa male (almeno a me), di quelli che non si vorrebbero ascoltare (o che addirittura si dice di vergognarsi di ascoltare), per paura di ricadere in vecchi ricordi, mai del tutto sopiti. Le liriche non sono niente di eccezionalmente ispirato; ed i chorus non si fanno pregare quanto a numero di passaggi; però tutto questo passa in secondo piano davanti ad un impianto complessivo che saprà riportarvi indietro nel tempo, davanti alle vostre peggiori malinconie. Io ci metto tre stelle e mezzo, però l’ascolto con moderazione. Per quanto riguarda le prese per il culo poi, c’è sempre tempo.