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Procede decisamente con calma e parsimonia il percorso dei londinesi Bleach Lab, che hanno da poco pubblicato il nuovo EP “If You Only Feel It Once”. Le lodi e le attenzioni riservate alla band in patria si stanno facendo sempre più frequenti e importanti e quindi, anche noi, estimatori del loro guitar-pop dalle atmosfere sognanti capace di richiamare eroi come The Sundays e Mazzy Star, abbiamo deciso che fosse arrivato il momento di una chiacchierata con loro, per tastare il polso della situazione alla luce di un 2023 che dovrebbe, si spera, portare il tanto atteso album d’esordio.

(L’intervista nella sua forma originale è sul numero 508, dicembre 2022, di Rockerilla)

Ciao ragazzi, da dove mi state scrivendo? Come state?
Ciao, ti stiamo scrivendo dalla nostra sala prove a Croydon, zona sud di Londra. Ci stiamo preparando per i nostri spettacoli dal vivo di questa settimana e stiamo tutti bene, grazie. Siamo molto eccitati all’idea di tornare in giro, era ora.

Vi seguo fin dai primi brani (ormai risalenti al 2019). Alcuni potrebbero lamentarsi del fatto che non avete ancora pubblicato il vostro primo album. Mi sembra che la vostra idea sia quella di non avere fretta. Mi sbaglio?
Hai centrato il punto. Non volevamo pubblicare il nostro album finché non avessimo saputo esattamente quale direzione musicale volevamo prendere. Nei nostri tre EP abbiamo esplorato vari suoni e stili di produzione, ma ora sentiamo di essere pronti a fare il grande salto. Un album di debutto è una parte così importante nella definizione del sound di un artista, quindi volevamo essere sicuri di sapere al 100% di sapere dove andare.

Rispetto agli esordi, il vostro sound sta forse diventando meno etereo e più corposo. In questo nuovo EP c’è ancora più attenzione alle melodie immediate e ai suoni cristallini. In che modo ritenete che il vostro suono si stia evolvendo? Forse il merito è anche della produzione di Duncan Mills?
Un sound etereo è ancora, assolutamente, al centro di tutto ciò che facciamo. E continuerà a esserlo a tempo indeterminato. Il nuovo EP è più sostanzioso, è vero, ma non pensiamo che le due cose debbano escludersi a vicenda. Un suono più pieno e sostanzioso è ciò a cui stavamo lavorando per il nuovo EP e Duncan ha svolto un ruolo importante nel contribuire a realizzarlo. Tuttavia, ci piace pensare che l’EP abbia ancora quel suono quintessenziale ed etereo per cui stiamo diventando famosi.

Avete lavorato anche con una leggenda come Stephen Street, che ricordi avete di questa collaborazione? Cosa avete imparato da un professionista come lui?
Stephen era molto metodico e aveva un approccio molto ponderato a tutto fin dall’inizio. Abbiamo avuto un sacco di telefonate con lui prima di registrare, per mettere a punto le canzoni e farle sembrare più curate. All’inizio eravamo comprensibilmente un po’ stralunati, visto che la sua discografia è incredibile, ma la cosa è svanita rapidamente quando ci ha fatto sentire i benvenuti e nel complesso è stata un’esperienza di registrazione davvero positiva!

Pale Shade of Blue” è così malinconica e autunnale da farmi tornare in mente i Sundays del terzo disco.  Sembra quasi staccarsi dall’atmosfera più “gioiosa” dell’EP. Cosa ne pensi?
Sì, è sicuramente il brano più malinconico dell’EP, ma probabilmente è anche quello più in linea con i nostri dischi precedenti. Probabilmente è per questo che si distingue come molto più autunnale rispetto agli altri brani, dato che abbiamo scelto un approccio più pop in quest’ultimo EP.

Posso dire che “Obviously” è in corsa per il premio “canzone guitar-pop perfetta“? Melodia cristallina + voce dolcissima + ritornello immediato + arrangiamento vincente tra dream-pop e shoegaze leggero. Come è nata questa meraviglia?
Una storia divertente…Jenna ha scritto tutto il testo di “Obviously” quando era molto ubriaca. Frank aveva una parte di chitarra che ha mandato a Jenna perché la suonasse e lei ha risposto, ecco come è nata la canzone. Credo che sia la semplicità del brano a renderlo così bello.

Il vostro sound richiama eroi del passato come Smiths, Mazzy Star, Cranberries, The Sundays. Si sente spesso dire che “il guitar-pop è morto”…non vi sentite un po’ “fuori dal tempo” con la vostra musica?
Assolutamente no! Sebbene ci ispiriamo molto a queste band, ci piace pensare di dare un tocco moderno alle cose e di offrire un suono più contemporaneo agli ascoltatori di oggi. Sebbene la nostra musica abbia certamente elementi nostalgici, vogliamo che sembri qualcosa che la gente non ha mai sentito prima.

Mi piacerebbe un giorno vedervi dal vivo. Mi piacerebbe vedere se, sul palco, emerge anche un vostro lato più “rumoroso”. Il mio sogno sarebbe ascoltare dal vivo una delle vostre canzoni che adoro, “Talk It Out”. È ancora in scaletta?
Il nostro spettacolo dal vivo è sorprendentemente rumoroso. Soprattutto con il materiale più recente! Ci piace suonare le canzoni più intime e delicate, ma bisogna anche far divertire la gente! Purtroppo “Talk It Out” non fa parte della nostra attuale scaletta, ma questo non vuol dire che non possa essere riproposta in futuro…il tempo ce lo dirà!

In questi giorni si parla molto dei tour europei cancellati e delle difficoltà economiche degli artisti a fare tour, ma anche di problemi di natura mentale e di salute che spesso colpiscono i cantanti o i componenti delle band. Cosa ne pensate? Voi siete ancora “piccoli”, ma percepite un clima difficile per gli spettacoli dal vivo? Vedete un tour europeo come una cosa molto complicata?
Penso che per un artista che vuole andare in tour sia un momento molto difficile, soprattutto a causa della pandemia e, ora, della crisi del costo della vita. L’impatto sull’industria del live è stato devastante. Siamo ancora nella posizione di non guadagnare con i tour, ma amiamo suonare e speriamo che a un certo punto saremo in grado di iniziare a guadagnare qualcosa. È difficile mantenere i nostri normali lavori quotidiani e andare in giro e di sicuro può essere molto faticoso dal punto di vista mentale. Speriamo di poter fare qualche data in Europa una volta che avremo una buona campagna promozionale per l’album, ma mentiremmo se dicessimo che i soldi non sono una preoccupazione.

Che bella idea racchiudere i primi due EP in un 12″. È una cosa meravigliosa per noi collezionisti. Anche voi siete amanti del vinile come il sottoscritto? Anche il nuovo EP uscirà in vinile?
Grazie mille! È stata una sensazione così speciale avere la nostra musica fisicamente in mano ed è fantastico che il nostro disco di debutto sarà per sempre disponibile per i fan su vinile. Purtroppo, a causa dei problemi con gli impianti di stampa e dei tempi incredibilmente lunghi, non è stato possibile stampare questo EP in vinile, ma speriamo che un giorno riusciremo a risolvere il problema.

Grazie ancora per la vostra disponibilità, ragazzi. È stato un grande onore per me scrivervi! L’ultima domanda è duplice: quali sono i piani per il 2023? Quale canzone scegliete come colonna sonora di chiusura della nostra chiacchierata?
Grazie mille a voi per averci contattato e proposto questa piacevole intervista. Il 2023 sarà un grande anno per noi, speriamo, e quindi non possiamo condividere troppo, al momento, ma sicuramente tenete gli occhi aperti sui nostro social o magari tu Riccardo parlerai ancora di noi! Come brano di chiusura, che ne dici proprio di “Talk It Out”, giusto per cercare di compensare il fatto che non è attualmente nella nostra scaletta live.