Una line-up è l’insieme di tutti quei nomi che vorreste vedere…ma anche di quelli che non vi sareste mai aspettati di trovare. Fin dal suo concepimento, il Primavera Sound ha fatto dell’impegno nei confronti di artisti che di solito non sono presenti nel circuito dei festival uno dei suoi marchi di fabbrica. Nel corso degli anni, la line-up ha trasformato nomi originali in habitué con un pubblico fedele, e generi a priori sconosciuti sono diventati una parte vitale del DNA del Primavera. È diventato naturale che la line-up includesse la profondità dell’hip-hop di Kendrick Lamar e gli inni pop sintetici dei Depeche Mode. I racconti brit-pop dei Blur e le hit voraci di Rosalía. La dance coscienziosa dei riformati Le Tigre e l’hardcore tentacolare dei Turnstile. Una miscela unica di voci, stili, generazioni e look.
Nel 2023, le edizioni del Primavera Sound di Barcellona (dall’1 al 4 giugno) e di Madrid (dall’8 al 11 giugno) continuano ad ampliare i loro orizzonti presentando nel Parc del Fòrum e nelle location della Ciudad del Rock un programma artistico che guarda oltre le tendenze per aprire percorsi inaspettati in cui trovare architetti della tropicalia, viaggiatori sulle strade più impervie del rock, creatori sonori che usano le tessiture elettroniche come grido di denuncia contro la guerra in Ucraina, fari dell’avanguardia, giovani jazzisti, stelle del nuovissimo pop giapponese e venerabili agitatori della salsa nuyoricana.
Ecco 10 nomi che danno al Primavera Sound 2023 la sua unicità e, allo stesso tempo, il suo carattere plurale. 10 artisti che danno un senso allo slogan #OnlyAtPrimavera.
Arthur Verocai Non possiamo fare a meno di pensare al brasiliano Arthur Verocai come a uno sherpa della tropicalia: come chitarrista, arrangiatore, compositore o produttore, ha tracciato un sentiero, esplorato percorsi alternativi e si è assunto la responsabilità di spedizioni verso l’ignoto, portando il peso degli abbellimenti strumentali di musicisti del calibro di Elis Regina, Jorge Ben e Gal Costa. Beth Orton L’autrice di “Trailer Park” ha evitato le etichette per tutta la sua carriera. Quando sembrava destinata alla celebrità, ha preferito trasformare ogni nuovo album in una crisi di ciò che ci si aspettava da lei. Fino a “Weather Alive”, nel quale proietta le sue paure al pianoforte e trasforma ogni composizione in uno spettro che danza nei chiaroscuri del sophisti-pop. Come Nei primi anni 90, Come poteva sembrare il negativo delle correnti che dominavano il circuito americano, dal grunge allo slowcore con una attitudine inconfondibile, passando per il movimento riot grrrl. Oggi è il momento di salutarli per quello che erano e per quello che continuano a essere: maestri di estetica grezza e di etica indie. Domi & JD Beck Cosa vuoi insinuare dicendo che il jazz è una nave da crociera vecchia e arrugginita? Probabilmente non conosci DOMi & JD BECK, un duo gen-z che, con i suoi modi spensierati e seducenti, si è infilato nel cuore del genere per scombinarlo… o riorganizzarlo, a seconda di come lo si guarda, con il supporto di Anderson Paak, Thundercat e Herbie Hancock. Eddie Palmieri Eddie Palmieri iniziò a modificare le formule della musica latina negli anni 60, rivoluzionò la musica nuyoricana. Ma ciò che non si sapeva all’epoca era che il suo genio sarebbe stato scandalosamente duraturo, spaziando dal latin jazz più sofisticato alla salsa più dispersa. Emeralds Immaginate un drone che si muove monotonamente nello spazio e nel tempo. Finché non prende coscienza di sé e si chiede cos’altro c’è intorno a lui, ritrovandosi in un oceano cosmico. È così che nascono le canzoni degli Emeralds, i cui concerti al Primavera Sound di Barcellona e Madrid saranno gli unici che terranno quest’anno nel mondo. Heinali Cosa sarebbe successo se l’elettricità fosse stata scoperta e padroneggiata nel Medioevo, seguita poco dopo dalla scoperta della formula alchemica del sintetizzatore? Heinali si è assunto il compito di mettere in pratica questa ucronia. Ma i sogni a occhi aperti dell’artista sonoro ucraino non sono alimentati solo da evocazioni impossibili: di recente ha trasmesso una performance da un rifugio antiatomico di Kiev, proiettando un canto alla resilienza dei suoi compatrioti in tempo di guerra. Kyary Pamyu Pamyu Ci sono artisti che si affermano poco a poco. Non Kyary Pamyu Pamyu. Nel caso dell’artista giapponese, il riconoscimento c’è stato fin da “PonPonPon”, il singolo che nel 2011 è stato scelto per il suo primo video musicale: un big bang che ha avuto luogo in un negozio di ninnoli. Una concatenazione di immagini surreali che rimbalzano tra il kawaii e il bizzarro. Le visualizzazioni e gli ascolti sono arrivati da tutto il mondo e hanno raggiunto milioni di persone, inaugurando una nuova alba per il J-pop: l’era Pamyu. Lala &Ce + Low Jack Due artisti capaci di adattare “Death Takes” a “Holiday”, delizioso film di Mitchell Leisen del 1934, in una commedia musicale dai ritmi dancehall e cloud rap meritano non solo la nostra curiosità e simpatia, ma anche la nostra ammirazione e il nostro rispetto. Il rapper francese Lala &Ce e l’MC, compositore, produttore e DJ honduregno Low Jack non seguono il gregge. Assaporano e si godono non solo ogni parola, ma anche ogni significato di ogni parola. Laurie Anderson “Ah-ah-ah-ah-ah-ah-ah-ah-ah-ah-ah-ah-ah”. Con questa base fonetica, il metronomo spoglio di “O Superman”, Laurie Anderson ha aperto le acque. Con lei abbiamo capito che l’avanguardia e il minimalismo potevano attivare infinite spirali emotive. Da quella pietra miliare, la sua carriera è diventata un faro per coloro che intendono la musica colta e popolare come una strada a doppio senso. Al Primavera Sound, Anderson eseguirà i suoi primi lavori in uno spettacolo mai visto prima nella sua carriera.I biglietti interi e i biglietti giornalieri per il Primavera Sound 2023 a Barcellona e Madrid sono in vendita su DICE.
Le edizioni del Primavera Sound 2023 a Barcellona e Madrid fanno parte delle celebrazioni del Primavera Sound per il suo 20° anniversario.