Se pensate che il nord sia un posto tetro e oscuro siete completamente fuori strada. La luce per metà dell’anno procede per sottrazione, ma con l’arrivo della bella stagione restituisce tutto con grande generosità . In Scandinavia scoppiano le primavere più colorate di sempre, con quelle sfumature tenui dai colori pastello ed un verde che si prende tutti gli spazi possibili. Terra fertile per certe suggestioni pop e lo sappiamo bene per quanti piccoli e grandi fenomeni negli ultimi anni sono venuti proprio da quei fiordi.
Dylan Mordegreen in quanto norvegese non si sottrae a questa recente tradizione, con un disco che si muove sul solco pastorale di certo folk-pop cantautorale degli anni ’60 ritoccato con arrangiamenti moderni e luccicanti.
Siamo su livelli glicemici piuttosto alti ma non stucchevoli, il Nostro sa come muoversi in questi territori spensierati e delicati, solo di rado eccede con lo zucchero a velo. Di sicuro non il disco adatto agli animi più inquieti o per chi è alla ricerca rabbiosa del rumore, neanche un capolavoro nel suo genere ma un dolce cioccolatino per cercare riparo dal freddo dell’inverno. D’altra parte non c’è lmodo di stancarsi a causa della durata limitata, poco più di trenta minuti, di un lavoro equilibrato che conquista sin dalle prime note. Da queste parti è sempre primavera e la luce ridipinge i colori con toni più sgargianti. Non avrà classe di Jens Lekman o il carisma di Morrissey, ma Dylan Mordegreen ci ha regalato un nuovo e generoso spicchio di gentilezza nordica. Per non farci mai mancare niente.
Photo Credit: Bandcamp