Ormai è arcinoto che arriva un momento, nella vita di una band, in cui in maniera definitiva o meno un membro di essa decidere di fare le valigie, perchè stanco di sentirsi asfissiato e incatenato in un ruolo pre-confezionato.
Ecco allora che il tizio in questione ricorre al side-project. Un progetto parallelo attraverso cui potersi sentire finalmente libero da restrizioni e in cui potersi calamitare attenzioni e tenere per se eventuali momenti di gloria.
Il più delle volte ciò che ne scaturisce, salvo eccezioni assai rare, sfiorisce nel men che non si dica. E se il tonfo nel vuoto è pressochè assicurato qualora la sperimentazione è vicina allo zero, la carta che si potrebbe giocare il mutilato sarebbe quella di darsi al pesante uso di droghe e sedute di sperimentazione che sfociano in un delirio di suoni talmente inconcepibili per una qualsiasi mente ‘sana’ e che finiscono con il lasciare estasiati a prescindere dall’effettivo risultato.
Mi sento tuttavia abbastanza sicuro del fatto che non sia questo il caso Matt Mondainile chitarrista di quei Real Estate autori di uno dei migliori dischi di dream-pop dell’ultima decade, quel “Days” che ha permesso loro di affermarsi come una delle realtà più apprezzate nel panorama della musica ‘indie’.
Parallelamente ai Real Estate Mondainile porta avanti, ormai da qualche anno, la creatura che prende il nome di Ducktails, che muovendosi sulla’ombra del gruppo ‘padre’ tenta comunque di smarcarsi da esso muovendosi in territori meno convenzionali e più ‘rischiosi’. E’ questo il caso di “The Flower Lane” in cui partendo dalla canonica struttura dream-pop, Ducktails sperimenta(-no, al fianco di Mondainile compaiono qui Daniel Lopatin dei Oneohtrix Point Never, Ian Drennan dei Big Troubles e alle voci le splendide Jessa Farkas già con i Future Shuttle e Madelin Follin dei Cults) in maniera molto sottile con sintetizzatori/tastiere e come avrete intuito con l’alternarsi di voci femminili.
Il risultato è sufficientemente apprezzabile. Non fa gridare al miracolo, ma affascina quanto basta o per lo meno riesce a lasciare quell’attimo di perplessità (positiva) che ha il compito di catturare l’attenzione di noialtri ascoltatori. L’utilizzo pacato di chitarre dal retrogusto vintage è accompagnato ora da synth (“The Flower Lane” e “Assistant Director”), ma i capitoli migliori restano sicuramente quelli in cui il cantato di Matt è accompagnato dalle trasognanti voci di Jessa, nel synth-pop di “Letter Of intent”, e Madelin in “Sedan Magic” (probabilmente il capitolo migliore del disco).
Niente droghe nè sedute di sperimentazione esasperanti per i Ducktails che riescono, portando alla formula classica di un dream-pop trasognante solo piccoli accorgimenti, a confezionare un prodotto finale gustoso e godibile.
Photo Credit: Bandcamp