Appuntamento al LimeLight, che per i milanesi continua a essere “l’ex Propaganda”: storica discoteca milanese fino a qualche anno fa molto attiva e conosciuta per serate un po’ tamarre ed eventi mondani, oggi quasi scomparsa dalla scena, che non avevo mai visto utilizzare per concerti di questo tipo. La location è in realtà  azzeccata, la dimensione è quella bella via di mezzo in cui anche con il locale pieno (a occhio e croce un migliaio di persone) si ha l’impressione di godersi comunque l’intimità  del concerto.

La serata inizia presto: fuori dal locale c’è una bella fila lunga già  alle 19, con un pubblico molto variegato, e chi si aspettava che Glen Hansard fosse tanto atteso a Milano? Apre alle 20.15 Lisa Hannigan, storica “spalla” di Damien Rice che accompagna Glen in questa turnè. Una bella voce, corde pizzicate di mandolino, strumento di grande effetto scenico che molla giusto per fare qualche pezzo con la chitarra.
Verso le 21.20 arriva Glen. La sorpresa più bella è che non è solo! Con lui salgono sul palco ben tre archi, trombone, tromba, e i The Frames, la sua storica band, ad accompagnarlo: batteria, basso, chitarra, tastiere e violino!
Il concerto comincia con i pezzi del suo ultimo album, quello che è poi il motivo della sua turnè, “Rhythm and Repose”, il suo primo lavoro solista. Si alternano tra loro momenti energici e melodie più romantiche, pezzi nuovi e pietre miliari dei The Frames come “Fitzcarraldo” e “Santa Maria”, cantautorato e rock, qualche omaggio ai grandi della musica, come “Love Don’t Leave Me Waiting” di Van Morrison che si trasforma in corso d’opera in “Respect” di Aretha Franklin.

In generale la performance è piacevole e tranquilla, il ritmo non è sostenuto nè adrenalinico, forse anche perchè Glen è un gran chiacchierone. Tra un pezzo e l’altro racconta gli aneddoti e le origini legate ai brani. Per chi non capisce bene il suo inglese/irlandesizzato questi stacchi possono risultare noiosetti, anche se in generale il pubblico sembra apprezzare, dalla platea arrivano risatine e applausi.
Il pubblico urla quando partono i suoi pezzi più famosi, c’è una vera e propria “standing ovation” quando attacca “Whishlist” dei Pearl Jam.

Alle 23 passate si spengono le luci e la band se ne va. Sembra essere la fine, qualche bis se va bene”… E invece no. Al loro rientro, i musicisti non sembrano proprio voler finire, anzi, andranno avanti per quasi un’altra ora! Nella seconda parte della serata abbiamo visto Glen Hansard in versione “acustica”, da solo con la sua chitarra, suonare “Say it to me now”, per poi chiamare con sè sul palco Lisa Hannigan per una parentesi romantica. Insieme cantano “O’Sleep” e, finalmente, uno dei pezzi più attesi della serata: “Falling Slowly”. C’è spazio anche per un omaggio a Kurt Cobain con la cover di “Breed” dei Nirvana, chiesta da un ragazzo in platea che viene chiamato sul palco a cantarla.
La serata si chiude a effetto, con tutti i musicisti e Lisa impegnati nella cover di “Passing Trough”. Iniziano a suonare sul palco, per poi scendere fra il pubblico, senza smettere di suonare. La gente li accoglie per quasi tutta la canzone, per poi lasciarli allontanare e risalire nei camerini, sempre suonando”…
Non siamo più abituati ad andare a sentire musicisti di questo calibro che non hanno fretta di finire e portare a casa la serata con la minor fatica possibile. Un grazie a Glen Hansard che invece ci ha regalato quasi tre ore di concerto.

Setlist
YOU WILL BECOME
MAYBE NOT TONIGHT
TALKING WITH THE WOLVES
LVOE DON’T LEAVE ME WAITING / RESPECT (Aretha Franklin cover)
PHILANDER
WHEN YOUR MIND’S MADE UP
LOW RISING
BIRD OF SORROW
LEAVE
IN THESE ARMS
COME AWAY TO THE WATER
WHISHLIST (Pearl Jam cover)
HIGH HOPE
FITZCARRALDO
SANTA MARIA
SONG OF GOOD HOPE

— encore —
SAY IT TO ME NOW
GOLD (INTERFERENCE)
O SLEEP (Con Lisa Hannigan)
FALLING SLOWLY (con Lisa Hannigan)
BREED (Nirvana cover)
THIS GIFT
PASSING THROUGH (Leonhard Cohen cover – con Lisa Hannigan)

Credit Photo: Bernhard Holub, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons