Oggi, 10 giugno 2023, ricorre il ventennale del terzo album dei Fountains Of Wayne. È la prima ricorrenza di questo tipo da quando Adam Schesinger è stato portato via dalla pandemia, e ho pensato di celebrarla rivolgendomi direttamente a lui.

Ciao, Adam. Come stai? Come te la passi dall’altra parte? Chissà se è come te l’immaginavi, magari pensavi di trovare un posto simile a una città del New England su cui cade la neve tutto il giorno, come in “Valley Winter Song”. O forse ti sei reso conto di aver lasciato New York per un posto non certo migliore, come in “No Better Place”, però chissà, può darsi che anche lì dove sei ci siano partite di football con giovani quarterback in difficoltà che però poi trovano il ricevitore libero e si redimono, come in “All Kinds Of Time”.

Chissà se hai sofferto, prima di andartene, nessuno sapeva niente e abbiamo avuto la notizia a fatto compiuto. Sappiamo solo che non sei stato ucciso dall’esplosione del tuo cellulare, come invece racconti nel surreale testo di “Mexican Wine”, ma probabilmente sei uscito dal nero per finire nel grande cielo, come succede nel ritornello di “Supercollider”. In ogni caso, una volta che quel maledetto virus ti ha beccato, non potevi vivere così per sempre, come dici in “Bright Future In Sales”. Questa disgraziata pandemia ci ha provato a indebolirti e per te dev’essere stato davvero difficile riuscire a sopportare tutto questo, come già raccontavi in “Hey Julie”, e infatti, purtroppo per te e per noi, non ce l’hai fatta, e sono tre anni che non sei più qui.

Oggi, sono passati vent’anni da quando è uscito il disco che ha dato al Fountains Of Wayne il più importante momento di notorietà. In esso, infatti, è contenuta “Stacy’s Mom”, canzone che non ha bisogno certo di presentazioni, e che, di colpo, ha mandato in orbita la quota occupata dalla band nelle programmazioni delle radio e delle TV musicali, con un video azzeccato tanto quanto il brano. Certo, è un peccato che, ne prima, né dopo, ci siano state altre hit, ma quei mesi di gloria nessuno te li potrà mai togliere. Ed è vero che potevi vantare un altro grande successo scritto da te, ovvero quella “That Thing You Do” che dava vita all’omonimo film di Tom Hanks con Liv Tyler, ma insomma, in questo caso avevi raggiunto il successo con la tua band, coi compagni di una vita, coloro con i quali avevi già realizzato diverse magnifiche pop songs negli anni Novanta e che, purtroppo, erano state notate solo dagli appassionati. Invece, con “Stacy’s Mom”, di colpo tutti conoscevano i Fountains Of Wayne! Sarai stato contento!

O forse no, forse questo disco ti ha lasciato un gusto agrodolce in bocca, perché, a ben guardare, tutte le canzoni che ho citato finora, più quella che nominerò in coda, sono autentici gioielli nella miglior tradizione del tuo songwriting, ma le altre? Possiamo dircelo, Adam, le altre hanno rappresentato il primo momento di calo qualitativo del tuo songwriting. Niente di drammatico, per carità, si tratta pur sempre di brani godibili, e l’ascolto del disco intero dava comunque soddisfazione, anche perché proponeva un ampliamento del suono rispetto ai primi due album, con una vena country intrigante e in grado di allargare non solo il ventaglio stilistico, ma anche le possibilità evolutive del progetto. Però, i fan di vecchia data e i critici non avevano mancato di fartelo notare, questo calo, e probabilmente ci sei rimasto un po’ male.

In ogni caso, avercene di repertori come il tuo. Quando ci hai lasciati, io e il mio amico Max ci abbiamo provato a celebrarlo con una doppia Top 10 su queste pagine, ma davvero, gli elogi non bastano mai per un fine songwriter come te. Non ti dimenticherò mai, Adam, e sono certo che molti altri la pensano come me, meno di quanto sarebbe giusto, ma sono sicuro di non essere solo. Le tue canzoni sono parte di noi, e quando pensiamo a te, viene a galla lo stesso sentimento che descrivi in modo così toccante in “Hackensack”: anche se sappiamo che è una vana speranza, noi ti aspetteremo fino a quando ne avremo bisogno, e se mai dovessi tornare, saremo lì con te.

Pubblicazione: 10 giugno 2003
Genere: Alt-rock, power-pop
Lunghezza: 55:08
Label: S-Curve, Virgin
Produttore: Adam Schlesinger, Chris Collingwood, Mike Denneen

Tracklist:

Mexican Wine
Bright Future in Sales
Stacy’s Mom
Hackensack
No Better Place
Valley Winter Song
All Kinds of Time
Little Red Light
Hey Julie
Halley’s Waitress
Hung Up on You
Fire Island
Peace and Love
Bought for a Song
Supercollider
Yours and Mine
Elevator Up