Affrontare in maniera oggettiva e distaccata la recensione di un disco che bivacca nella tua intimissima “Top 5” da piu’ di 15 anni, e’ di per se’ un’impresa al limite dell’umano sentire o, per dirla alla Izzo, un casino totale.
Basterebbe una ganzata del tipo: ‘Questo disco e’wooooooow’ oppure ‘Questo disco e’ l’ incipit dell’ indie tutto’ per liquidare agilmente la questione menandosela pure un pochino,come tanto si usa oggi.
Ma come si puo’ ridurre ai minimi termini un simile concentrato pressofuso di ‘angst postadolescenziale’, cinismo suburbano, integrita’, talento compositivo e impietosa visione dell’umana specie?
Io provo a farmene una ragione da quando, per prepararmi degnamente all’ultima gita di liceo prima della maturita’, mi fu consegnata una pimpatissima Sony C90 dal mio fidato amico di saccheggi musicali, una di quelle istoriate a mano che ormai si vedono solo sui libri fighi.

C’erano chicche superbe che troneggiavano su entrambe le facciate, ahhhh”…..quando i mixtape erano l’espressione piu’ pura ed immediata dell’ amore per la propria collezione di vinili”…”…, ma una in particolare mi colpi’ come un calcio di punta nei gioielli di famiglia.
Si chiamava “So Young” e divenne istantaneamente il leit motiv delle mie giornate sgangherate, col suo intro abrasivo e glaciale e quel ritornello ripetuto all’infinito Only the good die young”…..Only the good die young.
Il nome dietro cui si celava il gruppo, The Wipers, rimaneva per me un mistero assoluto”…..nebbia fitta!

Cosa potevo desiderare di piu’ all’apice delle mie incongruenze se non aggiungerne di nuove?
Fu cosi’ che anni dopo e tonnellate di musica e consigli vari impacchettati a dovere, mi imbattei in “Over The Edge”, il capolavoro che conteneva parte della mia storia piu’preziosa, nonche’ terzo lavoro del seminale gruppo di Portland (Oregon,come scoprii in seguito), in strada gia’ dal 1978, capitanato da quel Greg Sage prime mover della scena alternative rock statunitense, alfiere integerrimo del ‘do it yourself’ ed incarnazione perfetta del beautiful loser incazzato con due dita di cervello scricchiolante al punto giusto.
Curiosi?
Sappiate allora che illustri sconosciuti del calibro di Dinosaur Jr, Sonic Youth (pare dedicheranno ai Nostri un brano del loro nuovo disco) e Nirvana, tanto per citare i primi che mi saltano in mente,li nominano in ogni intervista come loro fonte d’ispirazione imprescindibile.

Credo si possa affermare anche che, dopo i primi due splendidi e spigolosi Lp “Is This Real?” e “Youth Of America” per la cronaca, “Over The Edge” rappresenti l’ideale quadratura artistica per la band nata, ricordiamo,sulla base di un manifesto programmatico che prevedeva l’incisione di 15 dischi in 10 anni, senza tours ne’ promozione commerciale alcuna e con il fine ultimo, ben chiaro in testa, di restituire alla musica la dignita’ primigenia degradata dai meccanismi affaristici del mercato discografico.
Dunque non stupiamoci se tra i solchi di “Romeo”, “Over The Edge” e “This Time” si percepisce quasi intatta l’eco della furia chitarristica che caratterizzo’ gli esordi,solo piu’ ordinata e performante e se in “So Young”, “No One Wants An Alien”, “The Lonely One” e “Generation Gap” ad esempio (quanto amo “‘ste cremine) la melodia e la composizione abbozzate in precedenza raggiungono qua vette di maturita’ e consapevolezza invidiabili x un combo cosi’ strenuamente borderline.
Questi sono i Wipers e non vanno a Sanremo!

In piu’ la costante e determinata ricerca da parte di Sage di una produzione piu’ raffinata e tecnologicamente avanzata rispetto allo status quo ante, una tracklist che nei momenti di debolezza (ma quali?) fa comunque gridare al miracolo e l’incredibile alchimia tra voce scartavetrata, suono vetriolico della chitarra (assoluto trademark dei Nostri) e immaginario carismatico, dovrebbero mandarci ai matti senza passare dal via.
Dunque riassumendo,se la matematica non e’ un’ opinione: un bel drive sommato a composizioni asciutte e testi ficcanti sommato ad interpreti selvaggi e strumentalmente granitici sommato a riffs che ti fondono i neuroni e ad un’attitudine punk a portata di popolo sommato a quelle atmosfere plumbee che non ti mollano manco per la pausa caffe’,i l risultato ultimo raggiunto dovrebbe essere uguale a Capolavoro con la C maiuscola. Ed “Over The Edge” a quasi 30 anni dal parto cesareo,cari miei,si riconferma tale e con lode.

Lo so”….lo so”…questa non assomiglia minimamente ad una recensione politically ccorrect,ma si avvicina di piu’ ad un atto d’amore e di fede incondizionati”…..mettetela cosi’!
I Wipers non stazionavano a Lourdes, ne’ dedicavano inni di gioia a nostro Signore, ma se ascoltati con dedizione e con la dovuta apertura mentale potrebbero sortire effetti miracolosi sulla vostra psiche e su quella di chi sopporta quotidianamente le vostre seghe, quali che siano.
Dopodiche’ chiedetevi se oggi ha ancora tanto senso parlare di fenomeni indie rock o alt rock, la galleria del vento di Pininfarina suona meno vuota e fredda di cosi’, davvero poca roba se confrontati ad esempio con queste undici sassate nei denti.
Ovviamente dedicato a chi sa ancora piangere davanti alla propria madre e a chi non si arrende alla grettezza altrui.
Greg cerchi forse un figlio da adottare?