Sono sopravvissuti alla profezia Maya i Blaak Heat Shujaa, come tutti noi del resto. Però la musica che fanno è ancora piena degli stessi fantasmi, delle stesse atmosfere pesanti come il sole del deserto californiano sotto cui ha visto la luce “The Edge Of An Era”, loro secondo album registrato in contemporanea con l’EP “The Storm Generation” uscito a dicembre. Un nuovo capitolo, ma il libro resta sempre il medesimo. Similitudini continue e volute quelle tra il recente passato e il presente, ma non spiacevoli. E spiacevoli non sono nemmeno i ritorni di ospiti illustri.
Scott Reeder si occupa nuovamente della produzione, il gonzo poet Ron Whitehead furoreggia nell’iniziale “Closing Time, Last Exit” dichiarando sicuro: “American Is An Illusion” e ne è talmente convinto che finisci per crederci anche tu. Ma “The Edge Of An Era” è soprattutto un viaggio in giro per il mondo. Un’avventura a prova di jet-lag, dai ritmi tesi e oscuri come quelli di “The Obscurantist Fiend (The Beast Part I)” e “Shadows (“The Beast Part II)”, pezzi che profumano di Estremo Oriente pur restando heavy nel corpo e nell’anima. “Pelham Blue” invece è un brano rock dall’impianto più classico affidato alla voce di Mario Lalli (Fatso Jetson / Yawning Man), che spicca tra gli altri proprio per questa sua diversità e cresce piano piano grazie a una linea di basso ipnotica e trascinante. E’ uno sguardo attento ai mali della società quello dei Shujaa, e non può che rivolgersi verso quegli Stati Uniti che il gruppo ha imparato a chiamare casa. Una terra dipinta in modo brutale, molto diversa dal sogno a stelle e strisce propagandato per decenni. Ascoltando le incalzanti, trasognate e urticanti “Society Of Barricades” e “Land Of The Freaks, Home Of The Brave” viene il forte dubbio che l’illusione evocata da Whitehead sia proprio quell’American Dream che ormai pare essere diventato un brutto incubo popolato da mostri e da uno Zio Sam incattivito e scontroso che invece di aiutarti ti fa lo sgambetto.
Non deludono le aspettative i Shujaa e “The Edge Of An Era” suona compatto e cupo come se la fine del mondo fosse ancora sospesa sulle teste del trio franco-losangelino. Buon stoner rock psichedelico pesante ma non deprimente, che rimbomba nelle orecchie e scuote il cervello.
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2.The Obscurantist Fiend (The Beast Part I)
3. Shadows (The Beast Part II)
4. Society of Barricades
5. Pelham Blue
6. Land of the Freaks, Home of the Brave