Un febbrile senso d’immediatezza ha segnato le session di registrazione del secondo album di Art School Girlfriend la scorsa estate, come la stessa Polly Mackey ha rivelato annunciando l’uscita di “Soft Landing”. L’obiettivo era quello di creare un disco di musica elettronica dai tratti profondamente umani, suonata da veri musicisti riuniti in una stanza e può dirsi pienamente raggiunto.
Toni spesso malinconici quelli di questi undici brani, in cui la musicista britannica si prende qualche rischio senza timore di allontanarsi dal sound dell’esordio “Is It Light Where You Are”. I cinque minuti iniziali di “A Place To Lie” sono un buon punto di partenza, un pezzo complesso e non certo immediato col suo ritmo sinuoso, cadenzato, misterioso. “Close To The Clouds” torna al synth pop glaciale, elegante, tutto tastiere e voce in trame ben tessute, come quelle della grintosa “Out There” e di “Laugh My Head Off” del resto.
La movimentata “Real Life” ai confini con la dance, le melodie magnetiche e sognanti di “Waves” trasportano verso “Blue Sky” che vede l’unico featuring del disco, quello di Tony Njoku – promettente produttore e musicista dal sound spesso sperimentale e avventuroso – in un duetto che brucia lento, tra sintetizzatori e un cuore elettro – pop che lo rende un singolo mancato al pari di “The Weeks” – bel crescendo e ritmo più sostenuto – così diverso dalla nostalgica e avvolgente armonia di “Heaven Hanging Low” che singolo lo è stato sul serio.
Chiudono i giochi la melodica “How Do You Do It?” e la riflessiva “Too Bright” con sintetizzatori e tracce vocali sovrapposte a creare buone sensazioni. “Soft Landing” è nato come un omaggio alla musica che Polly Mackey ascoltava da ragazzina, vista con la maturità odierna. Le undici “piccole euforie” di Art School Girlfriend creano un disco sufficientemente solido guidato dalla voce di Polly, vero filo rosso che unisce brani intensi e d’indubbia atmosfera.