Venticinque anni fa Malcom Middleton e Aidan Moffat scrissero uno splendido album, “Philophobia”: nonostante abbia un nuovo LP ormai pronto, che verrà realizzato nel 2024, il gruppo scozzese non si è tirato indietro e ha deciso di omaggiare il suo sophomore con un nostalgico tour in duo, che passa anche in Italia per una unica data.
Stasera ci troviamo nel Cortile del Castello Estense di Ferrara (per il Ferrara Sotto Le Stelle), un luogo pervaso di storia e pura magia, che ospiterà qualcosa di altrettanto speciale come questo concerto.
Anche se non sold-out, l’incantevole venue è piuttosto piena e, sebbene la maggior parte dei presenti superi i 40 anni, rimaniamo piacevolmente sorpresi nel vedere che tra il pubblico ci sono anche parecchi giovani, segno che la qualità della musica degli Arab Strap è apprezzata da persone di tutte le età, come è giusto che sia, secondo il nostro modesto avviso.
L’album viene rigorosamente riproposto nell’ordine della tracklist e dunque, poco dopo le nove e tre quarti, il concerto ha inizio con “Packs Of Three”: mentre Middleton, sulla destra del palco, disegna sapientemente e con una incredibile calma arpeggi dall’atmosfera magica e malinconica, come farà per tutto il corso della serata, sulla sinistra Moffatt ci emoziona con quei suoi vocals ricchi di passione puntellati solo da qualche leggerissima e impercettibile percussione.
E, a proposito di magie, ecco arrivare “Here We Go”, che aggiunge alcuni pur morbidi elementi elettronici al loro suono: le sensazioni che i due descrivono arrivano dritte alla mente con un pizzico di malinconia e ci fanno pensare che Matt Berninger e i suoi National possano aver ascoltato parecchio questo disco nel corso della loro carriera.
La nostra preferità, però, è senza dubbio “Islands”: difficile descrivere un brano così bello, quando la chitarra di Malcom è accompagnata solo dal rumore dell’acqua e le emozioni si fanno così tangibili ed evidenti che il cuore, quel pazzo, inizia a palpitare forte: il luogo poi rende questa canzone ancora più unica.
Non è da meno neanche la successiva “The Night Before The Funeral”, altra meravigliosa e delicata perla in continua crescita soprattutto nelle percussioni, mentre “Not Quite A Yes”, caratterizzato dalle percussioni (in questo caso registrate), vede Aidan usare la melodica, che ci regala un suono davvero caldo e confortante.
I ritmi bassi di “My Favourite Muse”, dai toni piuttosto cupi, permettono comunque a Malcom di svolgere un ottimo lavoro con la sua vibrante sei corde prima che “The First Time You’re Unfaithful” regali le ultime belle sensazioni del mainset.
C’è tempo ancora per un encore dove il duo di Falkirk, per la gioia del pubblico romagnolo, può lasciarsi andare in qualcosa di più divertente e dancey come la pur cupa e saltellante “The Turning Of Our Bones”, che fa abbondante uso dell’elettronica e delle percussioni.
Una serata incredibile in un luogo altrettanto speciale: la combinazione tra “Philophobia” e il Castello Estense è perfettamente azzeccata e ha lasciato un segno davvero importante nel cuore dei tanti fan ferraresi presenti.