Credit: Fabio Campetti

James Yorkston, insieme a Nina Persson, ha pubblicato quest’anno “The Great White Sea Eagle“, sostanzialmente il suo nuovo album, a cui l’ex cantante dei Cardigans ha dato un notevole contributo, andando a doppiare spesso e volentieri le melodie di qualità, a cui il songwriter scozzese classe ’71, ci ha da sempre abituati nella sua lunga carriera; nuovo lavoro licenziano dopo un paio d’anni da “The Wild Wilde River”, arrangiato sempre in compagnia della Second Hand Orchestra, a cui, ha voluto, appunto aggiungere, la voce angelica di Nina, mai dimenticata per il ruolo che i Cardigans hanno avuto negli anni zero tra le fondamenta dell’indie di allora e gli sperimentati lidi mainstream, ancora oggi avrebbero una realtà di respiro internazionale anche a livello numerico. Stando alle cronache, sembrano tuttora in attività attraverso saltuarie apparizioni live a macchia di leopardo.

Detto questo il nuovo disco è bello come sempre; va sottolineato come la scrittura dell’artista scozzese, non scenda mai sotto un certo livello e la corazzata Domino, che fa anche delle scelte importanti, a prescindere dal riscontro, un dogma imprescindibile, se lo coccola, pubblicando con piacere materiale nuovo da oltre vent’anni a questa parte.

E’ tempo anche di tour, che include, fortunatamente, il nostro paese, per una manciata di date, partendo dalla capitale, giovedì scorso, alle Industrie Fluviali, per la rassegna Unplugged in Monti, quindi al Mengarden di Pesaro il giorno successivo, per passare, ieri, a Marostica alla Sala Polivalente e chiudere proprio stasera al Base a Milano, un mini tour in Italia.

Domenica di fine settembre, un pò lazy per l’imminente cambio stagione e l’arrivo delle correnti fredde, concerto di per sé perfetto per i post bagordi di una pazza estate, quindi setlist che mette le radici ragionevolmente, nell’ultimo simbiotico album, laddove non mancano divagazioni al tema prese dal repertorio di James, esempio una bellissima “Struggle” a circa metà performance, che, forse, a mio parere, risulta essere uno dei suoi brani più significativi in assoluto.

L’atmosfera è da relax autunnale, anche se fa ancora caldo, il Base, vicino a via Tortona, posto, dove non ero mai stato, è un centro polivalente adibito a mostre, dj set, concerti, moderno e futurista dall’ambientazione industrial.

Per stasera, si sfrutta ancora il clima estivo, quindi viene allestito il palco del giardino.

Il set è rigorosamente acustico, pianoforte alternato alla chitarra e le due splendide voci ad intrecciarsi.

Brani migliori tra le 15 eseguite, sicuramente l’ovetture di “A Sweetness in You”, “Peter Paulo Van Der Heyden”, “A Hollow Skeleton Lifts A Heavy Wing”, la chiusura di “The Harmony” ma devo dire che tutta la scaletta raggiunge vette importanti, sia per la qualità delle canzoni in sé, sia per l’esecuzione magistrale dei due, che sembrano cantare insieme da decenni e spero che possa essere un auspicio che questa collaborazione continui in futuro, unico neo, abbastanza strana è l’assenza, sicuramente di una delle più belle del disco in questione, ma anche, al pari di altre, una di quelle migliori scritte da James in carriera, quella “Keeping Up With The Grandchildren, yeah”, con un ritornello agrodolce superlativo, che lascia il segno fin dal primo ascolto.

E’ vero anche che al suo posto hanno inserito l’altrettanto bella “A Hollow Skeleton Lifts a Heavy Wind”. Chiaramente parliamo di dettagli.

Loro gentilissimi, sinceri, emozionati, felici di fare questi piccoli grandi concerti.