Sarà , ma ascoltando il nuovo album dei QOTSA, gli anni Novanta sembrano proprio un era geologica fa invece che “l’altro ieri”, e certamente quella che un volta appariva come una bocca dentata di rilievo, ora appare come una cava di piorrea, innocua e priva appunto di “mordente”. Per carità , “Like Clockwork” contiene sempre nel dna le spire dello stoner dello stoner, ma oramai è un sentire masticato e morbido, che non ha nessun significato logico se non “il disco nuovo dei QOTSA” e basta, Homme e soci provano a rinnovarsi e deviare su strade secondarie in modo da svernare il marchio castrante, ma è una soluzione che ““ dopo sei anni dal deludente “Era Vulgaris” ““ sprofonda ancor più nel limo dell’ormai indifferenza conclamata.
Le liti all’interno della band americana si sono calmate, ma a pagarne le conseguenze è principalmente la spinta creativa dell’insieme, un disco che ovviamente lo si ascolta con interesse (a mettercela tutta se non altro per affezione) ma che non prende per il collo come prendevano i miti addietro, lo avranno inciso con la voglia di essere più al passo coi tempi, magari più contemporaneo e meno azzannatore, fatto sta che lo si ascolta con distrazione, al limite di una strana filodiffusione che ronza dietro gli orecchi; nonostante l’avvicendarsi ““ sul disco ““ di amici di rilievo del panorama di settore, il disco conserva le stimmate AIC nell’apertura “Keep Your Eyes Peeled” e questo è già un presagio di rassicurante sentito, mentre poi la traiettoria prende le strade appianate di un rock-pop da classifica “I Sat By The Oceans”, “The Vampyre Of Time And Memory”, “If I Had A Tail”, la ballata pop melensa “Kalopsia” ed il falsetto annacquato che agita “Fairwether Friends”, in poche parole, un disco che “chiunque” potrebbe aver inciso e che non porta nulla ““ se non in peggiorativo ““ dal versante di un – diciamocelo ““ ex-mito in terra.
Nemmeno lo sculetta mento glammy di “Smooth Sailing” e lo scoramento vano di “I Appear Missing” risollevano le sorti nefaste e nulle di questo nuovo disco di una della più influenti band stoner-rock degli anni Novanta, è proprio vero la vecchiaia rincoglionisce a dismisura, forse è meglio fermare le bocce e ripensarci su mille volte prima di auto-infangarsi in codesto modo, ovvia!!
Della serie “Aridatece i veri Queens Of The Stone Age” questo sò taroccati!!!!!
Credit Foto: Andreas Neumann