National Stadium di Kingston, Giamaica, 22 Gennaio 1973. George Foreman ha appena battuto, grazie ad un KO tecnico al secondo round, Joe Frazier. Vincendo l’attesissimo match, il pugile americano si è laureato campione del mondo dei pesi massimi. La città caraibica, invece, è diventata una polveriera. Ci sono disordini ad ogni angolo di strada e cordoni di uomini armati di mitragliatrici. Il caos. Ed in quel clima così rovente – anche per i continui disagi politici e sociali che stava attraversando lo Stato insulare delle Grandi Antille – si ritrova, più per una propria scelta che per una fastidiosa fatalità, Reginald Kenneth Dwight, meglio conosciuto come Elton John. Il cantante inglese, affiancato dal fido Bernie Taupin, è lì per lavorare al suo nono album, “Goodbye Yellow Brick Road”. Più che altro, il giovane Elton (che nel ‘73, va detto, è già una star) vuole seguire le orme degli Stones che, a loro volta, erano finiti proprio ai Caraibi per registrare quel discone (almeno per chi scrive) di “Goats Head Soup”.
Il soggiorno in terra giamaicana, però, si rivela un disastro e dopo aver trasferito baracca e burattini in Francia, e più esattamente allo Château d’Hérouville, il buon Reginald può finalmente concentrarsi anima e corpo sulla sua nuova creazione. E che creazione! Già, perché “Goodbye Yellow Brick Road”, oltre ad essere una sorta di concept palesemente ispirato (soprattutto nel titolo) al mago di Oz, rappresenta una delle pietre miliari, non solo della vastissima discografia del cantante britannico, ma dell’intero panorama della musica mondiale. Come giudicare, del resto, un doppio album così pieno di gemme?
Il disco (prodotto da Gus Dudgeon) si apre con “Funeral For A Friend/Love Lies Bleeding”, una progressive suite di undici minuti in cui viene sciorinata tutta la maestria musicale di Sir Elton John. Dalla sacralità classica di alcuni arrangiamenti alla raffinatezza del giro di piano che accompagna la parte iniziale del brano, dalla sfrontatezza pop delle chitarre all’incisività dei testi, nulla è lasciato al caso. Stiamo parlando di una delle tracce d’apertura più belle di sempre. “Candle In The Wind”, prima di diventare un (sentito) tributo a Lady Diana (nonché il singolo più venduto di tutti i tempi), nella sua versione del 1973 traeva spunto dalla tragica fine di Marilyn Monroe – morta all’apice del successo – per addentrarsi negli aspetti più oscuri della fama. Appare quasi superfluo sottolineare l’epicità del brano in questione ed il suo valore musicale.
All’inizio degli Anni Settanta, il tandem John–Taupin era in una forma smagliante. Sia Elton che Bernie, infatti, erano più che prolifici in fatto di canzoni di successo. Prendete il rock scanzonato e senza fronzoli di “Saturday Night’s Alright (For Fighting)”, o la melodia quasi proto-R&B di “Bennie And The Jets”, capirete che, in fatto di brillantezza pop, all’epoca, i due fossero secondi solo alla coppia Lennon–McCartney di un decennio prima. Fatti i dovuti distinguo, naturalmente.
“Goodbye Yellow Brick Road” è un universo di note composto da costellazioni di musica eterna e senza tempo. Anche al netto di quei titoli che, alle orecchie degli ascoltatori più distratti, non risuonano così famosi come i loro ‘fratelli maggiori’. “Grey Seal”, per esempio, attraverso il suo geniale giro di piano, ha posto le sonorità “da dancefloor” al centro del villaggio, prim’ancora dell’esplosione della disco music e di tutto il filone Moroderiano. Così come nel simil-rockabilly di “Your Sister Can’t Twist (But She Can Rock’n’Roll)”, è possibile ritrovare, anche a distanza di ben mezzo secolo, il mood che ha reso ancor più leggendaria l’aurea di un disco che ha fatto la storia. Oggi “Goodbye Yellow Brick Road” compie cinquant’anni. E li porta benissimo. Altrochè.
Pubblicazione: 5 Ottobre 1973
Durata: 76:27
Dischi: 1 (CD), 2 (LP)
Tracce: 17
Genere: piano-rock, glam-rock, progressive, pop
Etichetta: DJM Records (Inghilterra), MCA Records (Stati Uniti)
Produttori: Gus Dudgeon, Greg Penny
Tracklist:
- Funeral For A Friend/Love Lies Bleeding
- Candle In The Wind
- Bennie And The Jets
- Goodbye Yellow Brick Road
- This Song Has No Title
- Grey Seal
- Jamaica Jerk-Off
- I’ve Seen That Movie Too
- Sweet Painted Lady
- The Ballad Of Danny Bailey (1909 – 34)
- Dirty Little Girl
- All The Girls Love Alice
- Your Sister Can’t Twist
- Saturday Night’s Alright For Fighting
- Roy Rogers
- Social Disease
- Harmony