Erano gli anni in cui iniziavo ad appassionarmi di tutto, gli anni di Beckham e delle Spice Girls – pallone e musica su tutto il resto, il cinema e il basket terzi incomodi va da sé. E quindi è stato un tuffo negli anni piú belli, questa docuserie in quattro puntate di Netflix.
Che poi secondo me tendiamo a sottovalutarlo David, come veicolo archetipico di un cambiamento totale nell’intendere se stessi come un brand, come modello dirompente (e a tratti negativo) di tutto quello che verrà. Dice bene Peter Hook, uno dei tanti nomi intriganti del ricco parterre di intervistati, Beckham a Manchester (e poi su scala globale) ha segnato il passaggio dal teen idol rockstar al teen idol calciatore.
In campo e fuori, Beckham ha vissuto con una telecamera o con l’obiettivo di un paparazzo attaccato al culo, così il documentario può costruire un racconto avvincente e sfaccettato che include diversi livelli: quello sportivo, quello mediatico, quello sociale, quello famigliare.
Certo, a tratti ve viene fuori una figura un po’ iperbolica, con dei contorni addirittura eroici, ma, come dicevamo con un amico e collega: “oh, è Beckham“.
P.S. Ma quanto Cristo Iddio era forte?
P.P.S. Ma quanto Cristo Iddio era irreale quel Real Madrid?!?!?!