Sul finire del 1983 i “dolci” sogni degli Eurythmics erano finalmente diventati realtà. Dave Stewart ed Annie Lennox, infatti, appena qualche mese prima dell’uscita di “Touch”, terzo album in studio del duo electro-pop britannico, avevano raggiunto il tanto agognato successo mondiale grazie ad uno dei loro brani più famosi di sempre, “Sweet Dreams (Are Made Of This)”. Non solo. Gli ex fidanzatini erano divenuti dei musicisti raffinati, d’avanguardia, pronti a stupire l’universo musicale dell’epoca a suon di hit e di pezzoni – mai banali – che avrebbero tagliato a fette gli standard canonici del pop caramelloso di inizio Anni Ottanta.
“Sweet Dreams” era stato un successone vero. A tal punto che gli Eurythmics si erano recati in fretta e furia nel loro studio londinese (The Church) per lavorare alla realizzazione del nuovo disco, sperando che quest’ultimo fosse all’altezza del suo fortunato predecessore. Col senno di poi, potremmo affermare che la missione sia stata largamente compiuta. “Touch”, che oggi compie quarant’anni, rappresenta uno di quegli album che hanno contribuito a ripulire da crepe quasi secolari tutte le facciate delle colonne portanti della musica pop.
Il sound che pervade la terza fatica di Annie Lennox e Dave Stewart risulta impregnato, ancora oggi, di una decadenza futurista che lo rende uno dei prodotti più freschi e musicalmente moderni dell’intero decennio edonista. “Who’s That Girl?”, primo singolo estratto dall’album, era stato il bellissimo assaggio di un percorso sonoro condito da una musicalità misteriosamente eterea e per questo, decisamente cool. Del resto, le vesti del producer/factotum di “Touch” erano state indossate proprio da Dave Stewart.
“Here Comes The Rain Again”, è un tripudio di suoni, una pioggia di synths che in una sorta di metaforica fila indiana erano stati messi al servizio della splendida voce della Lennox. La cantante scozzese, tra l’altro, nella prima metà degli Eighties era già un’icona che andava ben oltre i confini del mainstream musicale. Proseguendo con l’ascolto di “Touch”, negli sfavillanti cambi di ritmo di “Cool Blue” ci sembra quasi di ascoltare il Prince prima maniera. E cosa dire del funk cinematografico di “The First Cut”? È un synth-pop d’alta classe quello degli Eurythmics. Vernice dorata da utilizzare sui muri grigi del già sentito. Oggi come quarant’anni fa.
Molte band (anche attuali), da lì in poi cercheranno di rifarsi – non sempre con grandi risultati – ai suoni techno-synth-pop del duo. Gli Eurythmics, invece, con il disco successivo (“Be Yourself Tonight”) si rifugeranno in altri lidi sonori. Forse proprio per non rischiare di navigare nelle acque torbide della ripetitività. Ad ogni modo, “Touch” resta un vulcano di intuizioni musicali difficilmente riscontrabili in altri album pubblicati ai tempi. Oltre ad una vivida testimonianza di come i sogni di gloria della band, oramai, fossero diventati una solidissima realtà.
Pubblicazione: 14 Novembre 1983
Durata: 45:30
Dischi: 1
Tracce: 9
Genere: synth-pop, new-wave
Etichetta: RCA Records
Produttore: David A. Stewart
Tracklist:
- Here Comes The Rain Again
- Regrets
- Right By Your Side
- Cool Blue
- Who’s That Girl?
- The First Cut
- Aqua
- No Fear, No Hate, No Pain (No Broken Hearts)
- Paint A Rumour