Riprendiamo il controllo della realtà, liberiamola dallo schermo opaco e distorcente attraverso il quale la osserviamo quotidianamente e facciamolo senza paura di toccare, con mano, ciò che ci sta attorno. Questo EP, con le sue quattro canzoni, offre una visuale intima, terapeutica e veritiera del mondo, mentre i riverberi eterei di matrice dream-pop ci permettono di riprendere confidenza con l’ambiente esterno, con le persone sconosciute, con il nostro stesso passato, con le parole – a volte bugiarde – che ci siamo portati dentro per tanto, troppo tempo.
Una rielaborazione sonora di quello che è un percorso comune, che, musicalmente, i Bleach Lab rendono struggente, ipnotico e viscerale, scegliendo con cura le parti verbali e collegandole attraverso le trame morbide e suadenti della chitarra, mentre ciò che era ed adesso non è più ritorna, in un certo senso, a vivere, illuminando di luce nuova e diversa ciò che abbiamo conquistato, quello che siamo diventati e persino tutte le cicatrici che ci siamo guadagnati.
Abbiamo ancora molto cammino da compiere e senza ironia e leggerezza sarà impossibile farlo, perché è assurdo pensare e convincersi che non ci saranno fasi nelle quali l’oscurità prenderà il sopravvento. E’ questo, in fondo, che tentano di trasmetterci queste narrazioni sonore, far sì che gettiamo la benda mediatica che abbiamo calato sui nostri occhi e che ci illude di una vita che sia sempre concentrata sul presente, sulle stesse idee, sui medesimi impegni ed obiettivi pratici, immune alla perdita, all’abbandono, alla malattia o alla fine. Sappiamo benissimo, però, che se rinunciamo a questo dolore, diventeremo sempre più insensibili, disumani, egoisti e soli, incapaci di crescere, di conoscere, di evolvere e, quindi, di migliorare, lasciando agli altri – quando non saremo più – una testimonianza di noi, delle nostre piccole e significative imperfezioni, ma anche di quello che abbiamo faticosamente ottenuto, di quello che abbiamo amato, sognato, fantasticato, stretto o, semplicemente, cantato.