Il disco dei Glitterspitter è come se avesse una sua voce, un rimbombo che ci colpisce in pieno e ci grida di non catalogarlo frettolosamente, di non inserirlo in caselle precendizionate o predefinite. Dream-pop? Indie-rock? Shoegaze? Alt-rock? Io dico che c’è tutto, ma a dire così si sbaglia comunque, perché sembra di parlare di un minestrone, e allora seguiamo questa voce di cui parlavo sopra, lasciamo solo che sia il nostro cuore a guidarci e non la voglia (la necessità?) d’incasellare tutto. Vi assicuro che stavolta il cuore lo dovete ascoltare, perché la qualità è altissima.
“Poured Back Into Heaven” mi fa impazzire perché è un prisma dalle tante facce, perché è splendidamente variegato e sopratutto perché ad ogni ascolto mi colpisce con qualcosa di nuovo, come se tutti gli ascolti precedenti non mi avessero fatto apprezzare qualc piccolo particolare che ora mi manda in estati. Si, perché qui sono davvero i particolari che fanno la differenza. Ascoltate il buon Ricky, prendete le cuffie e godetevi tutto per bene.
Di solito una recensione canzone dopo canzone non è nelle mie corde, ma qui mi pare davero necessaria.
“End Times” che a me sembra quasi veleggiare in zona sophisti–pop, una magica apertura di album, poi ecco il sublime lavoro ritmico di “Harley” con questa batteria che scandise il tempo, l’atmosfera e l’ambiente che ci circonda, mentre venti oscuri ci portano chitarre, momenti di quiete e attimi pieni di euforia e sonicità. Una canzone ad incastro. Da riascoltare all’infinito perché scrigno di segreti in continua successione. “Earthly” sembra quasi venirci in soccorso dopo la canzone precedente: tutto sembra più ordinario, dolce, morbido, ma no, anche qui ecco lo scossone, ecco il cambio di ritmo.
“Passing” si apre con arpeggi delicati e tutto sembra muoversi in punta di piedi, ma per i Glitterspitter irrobustire quell’attimo che sembrava impalpabile è un attimo: il bello è che siamo ancora in un mondo favolosamente a cavallo tra il dream-pop e lo shoegaze. Con meldie che sembrano lontane e irragiungibili e invece ci sono già entrate dentro. In “Vitamins” la nostra attenzione è catturata dalla prova vocale di Zara London-Southern, mai così lirica e sublime, mentre intorno l’ambiente sembra oscuro e minaccioso. “Still Life” è una carezza, una luce che vediamo in lontananza e ci riscalda, ci infonde serenità e che bello il finale più sonico. Io ho la pelle d’oca ogni volta che sento questa canzone, giuro.
“Normal People” chiude il tutto in un modo sublime, come se fosse quell’abbraccio che ci mancava e che volevamo avere. Praticamente chitarra,voce e il ritmo vellutato sotto…di una bellezza che non ci si crede.
Fosse per me starei già a prenotare il volo per Philadelphia per andare a conosce di persona questi Glitterspitter che mi hanno davvero conquistato.
Listen & Follow
Glitterspitter: Bandcamp