Margaux Sauvé e Louis-Étienne Santais ci riprovano. Ma forse questa volta non tutto va per il verso giusto.
Potremmo riassumere così questo “Darkroom”, seguito del magnifico “Heaven, Wait”, che, almeno nelle intenzioni è ancora un viaggio introspettivo nelle zone più buie e difficili dei rapporti umani. La band ha preso spunto addirittura da confessioni che i fan hanno lasciato in uno spazio apposito, chiamato “Box of Secrets”, un luogo anonimo dove condividere i loro pensieri più personali. Non poteva che emergere un mondo post-pandemico tutt’altro che brillante, fatto di solitudini, dolori e amori impossibili o quasi.
Il duo mette in musica tutto questo non con il gusto classico e l’elettronica discreta dell’esordio, no, anzi, rinforza alla grande l’aspetto elettro-pop, con Santais maggiormente sugli scudi. Ecco che andamenti breakbeat e beat incalzanti la fanno da padrone, mentre la voce di Margaux è forse ancora più delicata del solito.
Lacrime sul dancefloor? Eh, forse potremmo catalogare così il disco, anche se la band non dimentica per strada la speranza o davvero tutto sarebbe desolatamente triste: il messaggio qui è rivolto proprio alla condivisione…non siete da soli, resistete.
Un po’ di The XX e Four Tet, profumi Portishead…il messaggio dei Ghostly Kisses stavolta si ammanta di EDM e francamente ci pare perdere parecchio, al di là di brani eleganti, orecchiabili e in alcuni casi anche molto belli (vedi “There’s No More Space” con i suoi arrangiamenti preziosissimi), della magia del passato, disperdendo quell’effetto etereo che sembrava invece il punto di forza del progetto.
Sufficienza piena, ci mancherebbe altro, ma manca qualcosa o meglio, mi correggo, c’è fin troppo che aiuta ad assomigliare a tante belle cose, senza però emozionare veramente.