Gli album postumi avranno sempre i loro detrattori ma se lo spirito dell’artista viene rispettato possono regalare soddisfazioni. Non dispiace ad esempio ritrovare la voce di Alan Vega dei Suicide in “Insurrection” nuova raccolta di materiale inedito solista dopo “Mutator” del 2021 su Sacred Bones e “After Dark” pubblicato dalla In The Red.
Undici brani quelli proposti qui che risalgono a fine anni novanta, tra il 1997 e il 1998 per la precisione, e riconsegnano pienamente la fiera attitudine di Vega. Ritmi marziali, elettronica convulsa, nessun compromesso e zero concessioni. Un magma sonoro ora violento ora inquietante che s’impone con forza immutata e rabbia feroce tra ruggiti, sussurri e grida.
“Cattura l’intensa energia di NYC negli anni novanta, al culmine di crimine, omicidi, odio, fascismo, razzismo e bancarotta morale” Liz Lamere moglie e collaboratrice di Vega ha detto dell’album, “One hand in the gutter and one hand in the stars” ha replicato il ben più diretto Jared Artaud altro collaboratore storico.
Notevoli “Sewer” che già guardava con preoccupazione al nuovo millennio, “Invasion” e “Crash”, atmosfere cupe e distorte che nei sei minuti di “Cyanide Soul” diventano acide e allucinate, un brano questo che indubbiamente ricorda proprio i Suicide. Incalzante “Murder One”, non mancano frequenti echi industrial in “Genocide”, “Chains”, “Jet Lord” che possono ricordare i COIL.
Un Alan Vega che sembrava in gran forma, tagliente in “Fireballer Fever” e “Fireballer Spirit”, evocativo in “Mercy”. Lontano dall’essere una mera operazione commerciale, il recupero di materiali come questi permette di immergersi nuovamente nel mondo di un artista scomodo, granitico e inusuale che oggi suona ancor più contemporaneo.