Si dice spesso che i Ride siano stati dei trasformisti, perché dopo aver praticamente “inventato” lo shoegaze, sono stati capaci di discostarsi da quel suono e la riprova la possiamo proprio vedere anche con gli ultimi dischi della loro seconda vita, album tutt’altro che debitori dei fasti shoegaze dei primi due lavori. In realtà i Ride già nel 1994 avevano preso le distanze dallo shoegaze di “Nowhere” e “Going Blank Again”, consapevoli forse che riprodurre la formula vincente all’infinto non faceva per loro.

Dove andare a parare allora? Beh, la band si guarda indietro, pescando a piene mani dal pop-folk anni ’60, dalla psichedelia e i punti di riferimento più lampanti sono gli Stones, i Byrds e i Buffalo Springfield: i Ride che si buttano sul Paisley Underground? Eh, potremmo praticamente dire di sì. Che poi la scelta sia stata per una vera indole che portava a quel sound o perchè il nascente britpop spingeva a un cambio di rotta importante a noi importa poco, sta di fatto che “Carnival Of Light” fu capace di lasciare interdetti i fan della prima ora.

Inizia qui a manifestarsi la contrapposizione fra i due big, ovvero Mark Gardner e Andy Bell che preferiscono spartirsi i lati piuttosto che lavorare insieme, muovendosi comunque su simili coordinate musicali, che, come detto, guardano alla West Coast, esaltano l’organo Hammond e danno un bel respiro alle sublimi armonie vocali (che comunque erano sempre state un marchio di fabbrica della ditta): da questo punto di vista una canzone come “From Time To Time” è praticamente perfetta.

Forse i dolori maggiori vengono dal lato di Andy Bell, il lato B, che piazza alcune cose decisamente derivative e con poco mordente (“Endless Road”, giusto per citare un punto basso, pare quasi una parodia dei Primal Scream più americanizzati e sonnolenti), a cui anche la mano di John Leckie non può porre rimedio. Anche quando ci sarebbero buoni spunti, con un taglio bello visionario, si va però troppo per le lunghe (“Birdman”). Mark invece è più ispirato e i suoi brani, escludendo forse la fin troppo stucchevole “Only Now”, hanno tutti ottimi spunti melodici (“1000 Miles” è jangle-pop squisito, una specie di “Twisterella” più morbida, spogliata dei suoi riverberi e del taglio incalzante) e l’apertura di “Moonlight Medicine” è davvero suggestiva con quel mezzo mix tra prog e indie-rock, con qualche retaggio del passato sonico della band.

Non sappiamo da che parte stiano i nostri lettori, se amano oppure odiano questo album. Certo che catalogare frettolosamente “Carnival Of Light” come completamente non riuscito sarebbe un delitto, nello stesso tempo ci permettiamo di definirlo quantomeno discontinuo. Di una cosa possiamo essere certi, la luce citata nel titolo, se si riferisce allo shoegaze, era ormai davvero fioca, praticamente inesistente.


Pubblicazione:
20 giugno 1994
Durata: 56:33
Dischi: 1
Tracce: 12
Genere: indie-rock
Etichetta: Creation Records
Produttore: John Leckie

Tracklist:

Moonlight Medicine
1000 Miles
From Time to Time
Natural Grace
Only Now
Birdman
Crown of Creation
How Does It Feel to Feel?
Endless Road
Magical Spring
Rolling Thunder
I Don’t Know Where It Comes From