Tornato alla fine dello scorso anno con il suo quinto LP solista, “All That Was East Is West Of Me Now“, arrivato dopo ben quattro anni e mezzo dal precedente, Glen Hansard torna a solcare i tanto amati palchi italiani con un bel tour di cinque date che parte proprio stasera dal Sequoie Music Park di Bologna (all’interno del Parco Delle Caserme Rosse).
Il musicista di Dublino nella sua pur lunga setlist non inserisce solo brani dal suo lavoro più recente, ma ripesca qualche perla anche dai suoi dischi precedenti e recupera pure qualche brano dalle sue esperienze con i Frames e con i Swell Season.
Come abbiamo già sottolineato lo scorso anno nella nostra recensione, il nuovo album dell’irlandese, che parla dell’invecchiamento e della consapevolezza che buona parte della vita è già passata ed è stato registrato tra Dublino e Menaggio (sul lago di Como), segna una svolta più rock da parte di Glen: sarà interessante, quindi, vedere come verrà riprodotta dal vivo.
Accompagnato da una formazione piuttosto larga, che comprende anche organo e violino, Hansard, quando mancano un paio di minuti alle dieci, sale sul grande palco della venue felsinea per la gioia dei numerosi fan: oggi sono state disposte numerose file di sedie, probabilmente per dare una maggiore intimità al concerto, sebbene il parco sia comunque piuttosto spazioso.
Ad aprire la serata è “Don’t Settle”, unico estratto oggi dal suo precedente disco, “This Wild Willing“: se inizialmente la sua viscerale bellezza è disegnata da una strumentazione minimale con il solo piano ad accompagnare la voce del dublinese, in seguito la canzone cresce e diventa più rock ed energica, senza perderne comunque sotto l’aspetto emotivo.
Poco dopo, tempo di raccontare di essere molto contento di essere tornato in Emilia e di rivedere i suoi numerosi amici di questa zona, ed ecco il principale singolo di “All That Was East Is West Of Me Now”, ovvero la magnifica e maestosa “The Feast Of St. John”: uno spirito rock viscerale dove la passione non manca mai e pure le melodie sanno trascinare il pubblico. Adrenalina e ritmi intensi, mai però dimenticando la sua vena emotiva.
Ci sono poi ancora tanti momenti intimi a cominciare da “Time Will Be The Healer” da “Between Two Shores” (2018), supportata solo dalla sua sei corde acustica e dal piano: i brividi scorrono puri sotto la pelle e diventa davvero difficile descrivere ciò che si sta provando.
Lo stesso si puo’ dire anche per “Gloria”, cover di Claudio Chieffo, cantata tra italiano e inglese insieme ai figli del cantautore romagnolo, Martino e Benedetto.
Più volte Glen nel corso della serata tiene a ricordare ai suoi fan di aver scritto e registrato alcune canzoni in Italia e più precisamente a Menaggio sul lago di Como: un esempio è “Bearing Witness”, altra anima pura ed emotiva, ma assolutamente energica e rock e perfetta introduzione per la successiva “Revelate”, uno dei vari pezzi dei Frames suonati oggi, altrettanto intensa e adrenalinica.
Ovviamente non puo’ mancare il premio Oscar “Falling Slowly” dei Swell Season: anche in questo caso è impossibile trovare parole abbastanza efficaci per descrivere la sua bellezza, la sua intimità, le sue sensazioni emotive. Basta chiudere gli occhi e lasciarsi cullare da quella dolce melodia e dal magico suono del violino che aggiunge un ulteriore tocco di eleganza.
A chiudere il set ecco “Drive All Night”, cover di Bruce Springsteen e tratta dall’EP che porta lo stesso nome uscito nel 2013 (nella versione del disco Glen era accompagnato addirittura da Eddie Vedder e da Jake Clemons): il set non poteva chiudersi in maniera più toccante.
C’è poi anche lo spazio per un encore, “Song Of Good Hope”, prima di andare tutti a casa, ancora una volta con il cuore pieno delle emozioni regalate da quello splendido songwriter che è Glen Hansard che, sia in versione rock che acustica, sa sempre trovare il modo giusto per colpire i suoi fan con la sua grande passione.