I gemelli del destino. Due fratelli (gemelli, per l’appunto) – Ivan e Frazer, rispettivamente voce e chitarra – alla conquista del mondo. I China Bears sono una giovane band britannica proveniente dal Somerset, contea inglese del sud-ovest, che riesce a pennellare – attraverso tredici brani di altissima qualità – un immaginario che è allo stesso tempo poetico e disincantato.

Credit: Bandcamp

“Participation Trophy”, infatti, non rappresenta solamente un debut con i controfiocchi, ma un vero e proprio raccoglitore di inni decadenti che hanno un retrogusto più vicino al petricore autunnale che alla brezza estiva. Ascoltando brani quali “Easy Kill” o la stessa “North Star” (pezzo gettonatissimo durante i live dei China), non si può fare a meno di evidenziare l’enorme potenziale di una formazione che è al suo primo giro di giostra. Non solo. 

L’immaginario cinematografico che costella le galassie sonore delle tracce presenti nel disco in questione è una sorta di sfavillante biglietto da visita. Già. Perché i Nostri, pur essendo all’alba della loro carriera, dimostrano una coerenza stilistica e una padronanza delle armonie davvero fuori dal comune. Poco da dire. “Total Communication Breakdown”, per esempio, è una di quelle canzoni che dettano il passo alle altre, intrisa com’è di raffinate intuizioni melodiche. “In Good Thing”, invece, è un sussurro che esplode sul finale, in un tripudio di chitarre che sono evocative come la malinconia atavica dei cieli della periferia inglese. 

Per chi scrive, però, “Wasting My Life” rappresenta il momento più alto di un lavoro dannatamente convincente. Si tratta, infatti, di una di quelle tracce che segnano un prima e un dopo nel percorso iniziale di una band e che riconciliano con il culto eterno delle sette note. “Participation Trophy”, in pratica, è l’esordio brillante di un gruppo che sa già il fatto suo. Non sappiamo quale sarà il futuro riservato alla creatura artistica dei gemelli di cui sopra, ma se le premesse sono queste, i China Bears sono destinati a prendersi una bella fetta di quella vecchia (ma buonissima) torta della Nonna che è la musica anglosassone.

In passato alcuni media-guru del settore avrebbero inneggiato all’ennesima Next Big Thing. Noi ci limitiamo a togliere il “Next”.  

China Bears, big thing. Big thing e basta. Vi pare poco?