Dopo oltre cinque anni dall’uscita di “Laughing Matter“, i Wand sono tornati a farsi sentire con questo sesto LP, pubblicato ancora una volta dalla Drag City Records: nel frattempo il frontman Cory Hanson ha comunque realizzato due ottimi album solisti, “Pale Horse Rider” (2021) e “Western Cum” (2023).
Prodotto e mixato dalla stessa band californiana, “Vertigo” è stato registrato nel loro studio, tagliando pezzi da oltre 50 ore di improvvisazioni dal vivo e scrivendo dall’interno delle loro performance per rimodellare ogni traccia. Durante il processo, ci spiega la press-release, ogni membro ha assunto una nuova posizione oltre a quella precedente: un approccio intuitivo e stranamente privo di ego che li ha spinti in un territorio inesplorato.
Il bassista Evan Becker ha poi curato gli arrangiamenti di fiati e archi, portando un effetto maggiormente cinematografico al disco.
Un esempio di questa trasformazione puo’ essere “Curtain Call”, la seconda delle otto canzoni che compongono “Vertigo”: mentre la voce di Cory, in falsetto – come accadrà in più episodi dell’album – risulta rilassata e tranquilla, non mancano vibranti chitarre, synth morbidi e soprattutto eccellenti archi che aggiungono qualità e magia al brano.
La successiva “Mistletoe”, invece, ci propone un viaggio ipnotico in un mondo diverso con quel suo sax dai toni dissonanti, percussioni energiche e mesmerizzanti (che a chi scrive ricordano le cose più recenti degli Osees) e ovviamente synth, mentre i vocals di Hanson camminano con una sorprendente leggerezza sopra questo tappeto sonoro.
In seguito in “High Time” trovano spazio le distorte chitarre garage-rock rumorose e fuzzy, che lasciano il modo ai californiani di lasciare uscire la loro energia strumentale, ma allo stesso tempo, nella seconda parte del lunghissimo brano (oltre sette minuti), non possiamo fare a meno di notare gli archi, anche quando, per alcuni tratti, rimangono sotto il velo di noise creato dai Wand.
Il singolo principale “Smile” poi sembra incanalare la potenza folk-rock di Neil Young, strizzando ovviamente un occhio alla psichedelia e regalando, allo stesso tempo, una melodia dolce e incredibilmente bella.
Un album che da una parte sa emozionare con la delicatezza dei vocals di Hanson e grazie alle sue belle atmosfere e al suo sound ricco e intelligente e dall’altra non dimentica il percorso finora intrapreso da questi ragazzi californiani, che si confermano una delle realtà più interessanti nella scena psych-rock a stelle e strisce.