Eccolo qua, finalmente arriva il debutto full-length dei Deadletter, band inglese che stiamo seguendo ormai da un paio d’anni.

Credit: Daniel Delikatnyi

Pubblicato da So Recordings, “Hysterical Strength” è il seguito dell’EP “Heat”, realizzato a novembre 2022: il gruppo dello Yorkshire ha registrasto questo suo primo album insieme al noto produttore Jim Abbiss (Arctic Monkeys, Kasabian, Adele, Bombay Bicycle Club).

Il frontman Zac Lawrence spiega che la sua idea è quella di

prendere qualcosa di disgustoso o vergognoso e fare sì che suoni bene attraverso il potere della musica.

Il disco si apre subito con un feroce basso che non lascia spazio a interpretazioni, poi è un drumming insistente a supportare il ritmo sempre alto della canzone, ma l’entrata del sax di Poppy Richler aggiunge un tocco di raffinatezza e di sperimentazione, prima di lanciarsi in un coro decisamente catchy, folle e melodico.

Una dei rari momenti in cui non regna totalmente la frenesia su questo LP è sicuramente “Mother”, dove la voce di Lawrence è più dolorosa, riflessiva e, in un certo senso poetica, tanto da farci tornare in mente quella di Grian Chatten, senza però fare per forza un paragone con i più quotati Fontaines D.C.: anche la strumentazione ne guadagna risultando anche elegante in certi tratti, anche grazie alla qualità del sax, mentre l’atmosfera si fa più raccolta.

“It Flies”, dai suoni post-punk, è in continua crescita e il drumming di Alfie Husband continua ad alternarsi tra saltellante e poderoso, accompagnato da interessanti linee di basso e dall’onnipresente sax, un’arma in più per la formazione britannica: il pezzo si conclude nella più totale follia punk con vigore e adrenalina che escono dal suono dei Deadletter.

Ci piace parecchio “Relieved” che, in un qualche modo, ci ricorda i Franz Ferdinand, vuoi per la sua giocosità, vuoi per il suo ritornello catchy e divertente: ovviamente il gruppo scozzese non possiede il sax di Poppy, che qui è invece libero di agire e aggiungere ricami differenti e allo stesso tempo piacevoli.

“Auntie Christ” chiude il disco con toni grunge, sia nel buio dei vocals che nella strumentazione dura, anche se alla fine trova lo spazio il solito sax, che rimane comunque cupo.

Un debutto interessante, in cui i Deadletter sono capaci di osare e provano a usare le loro caratteristiche per mettere insieme qualcosa che, mentre sa arrivare a chi ascolta, non risulta per nulla banale o scontata.