Sorrido. Come si può estrapolare solo 10 brani da un cofanetto meraviglioso come questo? Impossibile. Eppure la TOP 10 è un nostro marchio di fabbrica e anche questa volta proverò a darvi 10 spunti, 10 segnalazioni pescate nella mare di perle che la nuova compilation della Cherry Red racchiude. Il titolo “Cut Me Deep – a Story Of Indie Pop 1985-1989” la dice già lunga su quanto andremo a sentire: la maestria della nostra etichetta preferita sta, come spesso accade, nel presentarci nomi che spesso stanno nella discografia solo dei completisti più ossessionati e questo, vi assicuriamo, è un grosso punto a favore. Troppo facile fare raccolte con solo i nomi più conosciuti. Che non mancano, sia chiaro, ma sono, appunto accompagnati da molti eroi minori e spesso dispersi nella nebbia del tempo che, invece, meritavano una riscoperta: elementi ed etichette che, pezzo dopo pezzo, hanno preparato e spianato la strada per l’arrivo di quei fenomi eclatanti che caratterizzeranno la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90 in UK, ovvero il baggy, lo shoegaze e il britpop.

Ci troverete quindi esponenti della Creation e della gloriosa Sarah Records, ci troverete tanta vitalità e sperimentazioni, futuri eroi come Jesus & Mary Chain, Primitives, House Of Love, Happy Mondays, The La’s, BMX Bandits, Sundays, Lush e Stone Roses e non mancano poi elementi storici dell’indie made in UK come Ed Ball, così come John e Damian O’Neill (ex Undertones) impegnati con i That Petrol Emotion o, ancora, i primi passi di David Pearce (Flying Saucer Attack) all’epoca nei Rosemarys Children, per non parlare di Tim Gane e Lætitia Sadier, pilastri degli Stereolab, qui invece con i McCarty. Impossibile non citare anche la presenza di The Shop Assistants o Talulah Gosh, che dettano ancora legge quando si parla di punk e di twee pop. Ma, come capite, per un motivo o per l’altro, i nomi che dovrei citare sono tantissimi.

4 anni, insomma, che hanno gettato solide basi per l’indie-pop degli anni a venire in 4 CD inseriti in un contesto delizioso e perfettamente curato anche dal punto di vista stilistico. Ma con la Cherry Records ormai andiamo sul sicuro.

Noi, come nostra consuetudine, accendiamo i riflettori su qualche nome meno noto. 10 di questi piccoli eroi li andiamo a recuperare adesso..

10 – Hurrah! “This Boy”

Gli Hurrah! sono un quartetto di Newcastle che piazza qui un brano magicamente jangle-pop che entra subito in circolo fin dal primo ascolto. Un trionfo guitar-pop contenuto sul loro EP “Gloria” del 1985.

9 – The Lilac Time “Return to Yesterday”

Eh si, il buon Stephen Duffy non deve certo essere ricordato solo per essere stato un membro fondatore dei Duran Duran, no, assolutamente no. Infatti vale la pena segnalare come con il fratello Nick e Michael Weston mise in piedi i Lilac Time, in bilico tra pop-rock e folk. Che il nome della band derivi da una canzone di Nick Drake la dice lunga sulla bontà del progetto. Un delizioso e intrigante mid-tempo che ci cattura con questa gustosa andatura tra il folk, il pop e una specie di country e la melodia che vince fin da subito.

8 – The Woodentops “It Will Come”

Chiunque sia sano di mente in questo mondo si renderà conto, ascoltando ‘Plenty’, che i Woodentops portano con sé una nuova era dell’Illuminismo“: questo lo diceva Morrissey nel 1984 al Melody Maker. “Plenty” era il singolo d’esordio di questi ragazzi che passati su Rough Trade, a fine 1985, piazzavano la fragorosa e pimpante “It Will Come”, gran bel pezzo!

7 – The Times “Heaven Sent Me An Angel”

Sempre amato questa canzone dal taglio new-wave (anno 1988) dei The Times, progetto dietro il quale si cela il mitico Ed Ball, già nei Television Personalities e poi autore di una discografia ricchissima. Grande artista, grande band.

6 – The Bodines “Heard It All”

Usciva nel 1986 per Creation Records questa “Heard It All” dei The Bodines, dal gusto decisamente Postcard. Eleganti e raffinati, ma tutt’altro che arrendevoli, hanno pubblicato il disco d’esordio nel 1987.

5 – Miaow “Break The Code”

Basso bello splappato, super tastierone, atmosfere squadrate ma noir, una specie di new romantic da film di spionaggio. La voce di Cath Carrol è decisamente ipnotica e capace di cambiare modulazioni e atmosfere. Sono durati pochissimo questi Miaow. Il singolo usciva nel 1987 per Factory Records.

4 – The Bachelor Pad “Jack and Julian”

Gli scozzesi Bachelor Pad arrivano qui con una carico sonico non indifferente e un piglio punk, ne nasce un brano decisamente rumoroso eppure irresistibile. B-side del 1987

3 – The Revolving Paint Dream “7 Seconds”

E chi c’era nei deliziosi Revolving Paint Dream? Proprio il buon Andrew Innes dei Primal Scream. Questa è la sua avventura post Laughing Apple. Qui siamo in un territorio ibrido tra una specie di glam e una psichedelia visionaria: una canzone decisamente ammaliatrice…

2 – The Servants “She’s Always Hiding”

Canzone di una malinconia e di una bellezza assurda questa “She’s Always Hiding” a opera dei The Servants che erano emanazione principalmente di David Westlake, ma la band è ricordata anche per la presenza del divino Luke Haines prima del suo passaggio ai The Auteurs. Singolo del marzo 1986.

1 – One Thousand Violins “If I Were a Bullet (Then For Sure I’d Find A Way To Your Heart)”

Io vi dico solo che se amate una band come i Brigitte Calls Me Baby allora impazzirete anche per i One Thousand Violins di Sheffield, con quel mix tra anni ’60 e guitar-pop anni ’80. Adorabili. Veramente adorabili. “If I Were a Bullet (Then for Sure I’d Find a Way to Your Heart)” è datata 1987.