Saliti agli onori delle cronache musicali estive per aver aperto il concerto ferrarese dei chiacchieratissimi Black Angels, i milanesi Giobia hanno recentemente pubblicato il loro terzo album che corona una carriera lunga ormai quasi dieci anni: dai concerti sui Navigli a firmare per la label tedesca Sulatron.
“Introducing Night Sound” non rivoluziona il suono della band, ma lo perfeziona ulteriormente: il wall-of-sound psichedelico è ancora più massiccio e distorto, la voce emerge quasi indistinta e i ritmi sono così coinvolgenti ed implacabili che difficilmente resterete indifferenti alla proposta dei quattro lombardi (i quali, oltre alla strumentazione classica per una rock-band, utilizzano sapientemente anche violini e sitar, come si può ben sentire nell’affascinante deviazione etnica di “Karmabomb” o nell’inedita chiusura valzer di “Silently Shadows”). Se l’apertura affidata alla traccia eponima dell’album è una vera bomba, la successiva “Can’t Kill” si fa più melliflua pur viaggiando sulle stesse coordinate mentre i sei minuti abbondanti del singolo “A Hundred Comets” sarebbero un suicidio commerciale ma noi preferiamo leggerli come il giusto tributo ai Primal Scream (con cui condividono l’amore per i sixties californiani).
A stemperare le atmosfere psichedeliche ci pensa la tiratissima cover di “Are You Lovin’ Me More” dei Virgin Prunes; ma non è un caso isolato perchè, tra riconoscibilissimi brani autografi, salta fuori anche una bella rilettura di “No One To Depend On” di Santana (quando ancora erano una band travolgente).
Opera matura e solida “Introducing Night Sound” ci consegna una band, i Giobia, perfettamente rodata e incredibilmente ispirata: l’ascolto è d’obbligo per tutti gli amanti della psichedelia.