Credit: Josh Richardson

Anno molto ricco per i Telescopes, che hanno realizzato ben due LP, “Growing Eyes Becoming Strings” a febbraio e “Halo Moon” a settembre, oltre a una collezione di rarità, “Editions”, uscita a maggio, e un live-album, “Radio Sessions (2016-2019), pubblicato sempre a maggio.

Dopo appena un anno dall’ultimo passaggio nel nostro paese, la storica band originaria di Burton Upon Trent arriva in Italia in questi giorni per un lunghissimo tour a supporto degli ultimi lavori e stasera fa tappa al delizioso Borgo Santa Brigida 5/a, locale che prende il nome dal suo indirizzo: situata nel pieno centro della città ducale, la venue gode di una perfetta intimità e allo stesso tempo ospita spesso eventi di caratura nazionale e internazionale.

Le presenze sono piuttosto numerose anche se il locale emiliano non è sold-out, mentre l’età media dei fan viaggia ben oltre i 40 anni.

In giro fin dagli anni ’80, il gruppo britannico ha cambiato molte volte la sua line-up, mantenendo il cantante e chitarrista Stephen Lawrie come unica costante in tutti questi anni.

Ad aprire la serata ci pensa “There Is No Shore”, la traccia che chiude il già citato “Growing Eyes Becoming String”, un’opera registrata addirittura nel 2013 insieme al collettivo One Unique Signal andata persa in un hard disk rotto e recuperata solo di recente da Lawrie: un lungo intro strumentale fatto solamente di synth e chitarre ci porta dentro un’atmosfera cupa e dura, quasi mesmerizzante. Solo in un secondo tempo, in mezzo al rumore, entra anche la voce del frontman, mentre il tono del brano si fa ancora più pesante e sperimentale.

Subito dopo ecco anche il secondo e per stasera ultimo estratto dal disco uscito a inizio anno, “(In The) Hidden Fields”: anche qui le parti strumentali giocano una parte fondamentale nell’economia sonora del brano. Il gruppo inglese ci porta su territori psych-rock, intensi quanto ipnotizzanti con progressioni continue, ma in mezzo a questo buio totale ecco spuntare un leggero barlume di melodia da noi assai apprezzata.

“Strange Waves”, invece, proviene da “Songs Of Love And Revolution” (2021) ed è un’altra gradita botta psych-rock che arriva dritta in faccia attraverso la tetra voce di Stephen, mentre la strumentazione, tra chitarre, basso, synth e batteria, non smette mai di ipnotizzare i presenti.

Si passa finalmente a qualche brano estratto dal recentissimo “Halo Moon”, che ancora non ha nemmeno un mese di vita: a sorprenderci è la bellissima “For The River Man”, introdotta da Lawrie con l’armonica, che farà più volte la sua apparizione nel corso dei cinque minuti del pezzo. Dal passo tranquillo, questa canzone sembra trasportarci in lontane galassie space-rock attraverso inaspettate influenze folk e, mentre il noise comunque non manca nemmeno qui, c’è pure lo spazio per un tocco dreamy.

La rumorosa cattiveria di “Shake It All Out” lascia, però, spazio anche per una piacevole melodia, seppur ipnotica, mentre la successiva “Lonesome Heart” risulta più aperta e la voce di Stephen si fa più intensa ed emozionante.

A chiudere la serata ci pensa la tetra “This Trains Roll On”, in cui i vocals di Lawrie riescono a farsi notare sopra la consueta e immancabile dose di noise: mentre pian piano tutti i musicisti abbandonano il palco, un rumore oscuro rimane in loop ancora per alcuni minuti prima che si spengano definitavamente le luci su questa serata.

Un’oretta davvero interessante in cui i Telescopes ci hanno fatto viaggiare nel loro mondo sonoro fatto di sperimentazione e di viaggi in universi lontani, regalandoci comunque emozioni fantastiche.