I Tramhaus sono nati in piena pandemia verso la fine del 2020: la formazione post-punk olandese ha debuttato a inizio 2022 con il singolo “I Don’t Sweat”, seguito dall’EP “Rotterdam”, uscito a novembre dello stesso anno.
Il mese scorso la formazione di Rotterdam, che nel frattempo ha suonato in festival importanti come Eurosonic, Lowlands, Best Kept Secret e Into The Great Wide Open, ha pubblicato il suo atteso album d’esordio, “The First Exit”.
I Tramhaus arrivano ora a presentarlo in Italia con una serie di date che si aprono proprio stasera dal Covo Club di Bologna: un lunedì sera, una serata tranquilla seppur nuvolosa, che arriva appena dopo un weekend molto doloroso per la città felsinea, in cui il maltempo ha fatto danni e ha causato problemi in tutta la provincia, portando purtroppo anche alla morte di un ragazzo di appena 20 anni nella vicina Pianoro.
Orari ovviamente da concerto infrasettimanale con il live-show che ha inizio poco prima delle dieci e tre quarti in una sala non particolarmente piena, ma comunque allegra e calorosa nei confronti della band olandese: tra l’altro il cantante Lukas Jansen durante il concerto rivelerà che nel pomeriggio non era stato bene, ma per fortuna questa sera ci sembra che abbia recuperato completamente.
Ad aprire la serata è la sfavillante “The Cause”, opening-track anche di “The First Exit”, che ci dimostra immediatamente la personalità del frontman: aggressivo, ma divertente, il pezzo mette subito in luce il lavoro delle chitarre e lascia sfogare l’adrenalina punk del gruppo di Rotterdam, interrotta per qualche attimo da un ipnotico canto corale.
Subito dopo arriva il momento della già citata “I Don’t Sweat”, saltellante e divertente, piena di grida e di follia e dai volumi sempre alti, come accadrà per quasi tutto il concerto.
“Semiotics”, invece, con quelle sue interessanti linee di basso in sottofondo e il suo andamento ciondolante, sembra inizialmente più tranquilla con un’atmosfera molto ’80s, ma non mancano improvvisi momenti di follia punk con riff pesanti di chitarra che scaldano la sala della venue di viale Zagabria.
La vecchia “Seduction, Destruction” con quel suo clima seducente vuole ingannarci sulla sua reale natura e, se per larga parte è rilassata, in seguito si trasforma in qualcosa di folle e assolutamente punk, cambiando più volte il suo volto nel corso di pochi minuti.
La divertente “The Goat” si nota per la sua brillantezza e per le ottime sensazioni melodiche, ma non mancano ancora potenti riff di chitarra, mentre “Karen Is Punk” mette in luce tutta l’anima punk della band di Rotterdam con la sua incisività che esalta il pubblico bolognese e accende un eccitante handclapping.
Il basso dirompente di “Beech” la trasporta verso la follia punky del suo coro, ma la brillantezza melodica di questo pezzo è davvero apprezzabile; “Ffleur Hari” poi chiude la serata in bellezza con una grade esplositività post-punk e una cattiveria notevole, facendo divertire ancora una volta i fan italiani.
Un’oretta più che piacevole per una band dalla buona personalità come i Tramhaus, che senza dubbio live dà sempre il massimo e riesce a incendiare il pubblico.