Imprigionati in un flusso di ricordi senza più alcun contesto storico; immagini che vengono piegate e adattate a quelle che sono le nostre sensazioni e le nostre percezioni attuali, le perdite, le sconfitte, le delusioni e il senso di vuoto che accompagnano quei momenti che sentiamo essere i più importanti, i più significativi e i più epocali.

Credit: Giovanni Benvenuti

Ma, in realtà, è tutto nella nostra testa, è tutto tra gli atri e i ventricoli che pompano, in circolo, le nostre emozioni, perché, là fuori, il mondo se ne sbatte di noi e continua a girare freneticamente, maciullando, disgregando e sminuzzando tutti quelli che non riescono ad uniformarsi e assuefarsi alle sue manie irrazionali, alle sue ingiuste visioni classiste, ai suoi fluidi e temporanei modelli estetici e, soprattutto, a tutte le verità che mutano in base al mutare delle stagioni politiche, finanziarie ed economiche.

Questi sono gli asini folkeggianti che non riescono proprio ad incasellarsi, rimanendo in bilico tra il fuori e il dentro, alla continua ricerca di un luogo dove sentirsi a casa, costretti a sopportare, sulla propria coscienza, tutti quei pesi e quei fardelli, sociali e umani, individuali e collettivi, di cui questa società non ha alcuna intenzione di farsi carico e, quindi, intende sbarazzarsene, lasciando che siano proprio loro, queste bestie da soma, gli eterni perdenti, gli eterni colpevoli, gli eterni vinti, creature troppo sensibili e troppo silenziose per essere davvero apprezzate, a sostenerle sul groppone. Portatori di quello che è il canto delle anime bistrattate e ingiuriate, delle anime stropicciate e rovinate, delle anime in perenne conflitto con quegli odiosi serpenti che tentano, in tutti i modi possibili, di insinuarsi tra le loro scelte e i loro pensieri, così da spegnere, finalmente, ogni più piccolo barlume di luminoso discernimento e renderli, in tutto e per tutto, l’ennesimo prodotto da utilizzare e gettare via quando non ci serve più, quando è rotto o, semplicemente, quando non ci piace e non ci va più a genio.

Teniamoci aggrappati – assieme a Generic Animal, assieme a Luca Galizia, assieme a Marta Del Grandi, assieme a tutti gli asini che continuano a sopportare la responsabilità dei torti, degli sbagli, delle colpe e degli errori, assieme a tutti quelli che sognano davanti al bancone d’un bar, assieme a tutti quelli che custodiscono fantasie e vinili – ai nostri pensieri più strani, più inconsueti, più eccentrici, più matti o più stravaganti, perché sono proprio queste diversità di prospettiva, questi orizzonti obliqui, questi deliri ad occhi aperti, nonché queste notti dense di musiche, di armonie, di distorsioni e di parole, a permetterci di vedere la realtà per quel che è e, quindi, a raccontarla, a scriverla, a fotografarla, a riprenderla, a cantarla e a tentare di cambiarla.