Laura ritorna con questo suo ottavo LP, pubblicato da Chrysalis e Partisan: quattro anni e mezzo fa in “Song For Our Daughter” parlava di una ipotetica figlia, dicendosi pronta a difenderla dalle forze che dominano l’umanità. Ora la trentaquattrenne musicista nativa del Berkshire, ma di stanza a Londra da ormai tanti anni è diventata madre anche nella realtà, dando luce a una bimba nel febbraio dello scorso anno.

Credit: Justin Tyler Close

Registrato a Londra tra il suo studio casalingo e il Bert Jansch Studio, il disco è stato prodotto dalla stessa Marling insieme a Dom Monk e parla di temi come la maternità, l’invecchiamento e le idee e i comportamenti che si tramandano nella famiglia attraverso le generazioni.

Un lavoro totalmente acustico, “Patterns In Repeat”, gode di un’intimità e di una purezza davvero rare ed è stato scritto mentre sua figlia dormiva o magari veniva allattata, dando a Laura una nuova visione del mondo.

La opening-track “Child Of Mine” si apre con la conversazione di due persone (presumibilmente Laura e il suo partner) e poi in sottofondo si sente un neonato piangere: qui esce subito tutta la dolcezza del songwriting di Laura con quella sensazione di calore che la sua voce sa dare, accompagnata solamente dalla chitarra acustica e dagli archi – aggiunti in un secondo tempo a Brooklyn – per un risultato ricco di emotività.

Poco più avanti “Your Girl” è un omaggio ai suoi genitori perfettamente acustico e poetico che lascia spazio ai sentimenti con una delicatezza notevole grazie anche agli ottimi arrangiamenti degli archi.

Gli intricati arpeggi di “Caroline” sono assolutamente preziosi e il lavoro degli archi non fa che aggiungerne valore, mentre un certo senso di nostalgia sembra pervadere la canzone aggiungendone comunque bellezza e passione.

Impossibile poi toccare i livelli di intimità raggiunti da “Lullaby”, una vera e propria ninna nanna scritta per la sua bambina, in cui Laura canta “Safe in my arms / sleep my angel / you are safe with me”.

Ci fa venire i brividi questo disco della musicista inglese: seppur minimale nella sua comunque elegante strumentazione, regala sensazioni uniche ed emozionanti e ci mostra il valore di Laura anche in questa versione più scarna e basilare della sua poesia folk.