Credit: Mauro Talamonti

Nell’incessante, triviale flusso di informazioni, di neologismi claudicanti e di tormentoni dell’Oggi musicale, Paolo Benvegnù e i suoi preziosi sodali sono come dei Don Chisciotte che cavalcando utopici destrieri sfidano inconsapevoli gli orizzonti ostili di un mercato e di un contesto culturale e artistico sconfortante, insieme prevedibile e più che mai ricco di incertezze.

Il primo album della seconda carriera di Benvegnù, dopo la meravigliosa avventura degli Scisma, è stato il fragilissimo frammento di un mondo e modo di intendere le cose gentile e romantico, scheggia incastrata tra il passato dei songwriter che si facevano beffe del tempo per spingersi nell’eterno, e le suggestioni di un cantautorato futuribile e articolato, intellettuale e vicino, “inutile” (per le radio e le classifiche) ma anche sublime. E se il successivo “Le Labbra” si è dimostrato forse ancora più romantico, notturno e carnale, quest’opera prima era pregna di un rugiadoso languore e diremmo anche di una enigmatica innocenza, come se avesse il profumo di un primo amore, tra dolore e passione. Una (ri)nascita, verso la ricompensa data dalla conquista di una terra poetica nuova eppure familiare. In un mondo, musicale e non, sempre più frammentato, in una Italia nella quale qualsiasi tentativo delle varie scene di coagulare attorno a dei significati o intenti condivisi è fallito miseramente, creando ulteriori micro-frammentazioni nello stato di frammentazione generale, questo disco è rimasto un’opera di culto che non può essere considerata classicamente “generazionale”, eppure, in qualche modo, potremmo definirla tale.

Ed ecco quindi che qualche settimana fa è uscito “Piccoli Fragilissimi Film – Reloaded“, riedizione dell’album, ri-registrato assieme ad un parterre di ospiti d’eccezione, sia provenienti dal mondo del pop che dalla scena indipendente. E tutto ci appare più chiaro: se l’operazione si potrebbe definire “nostalgica”, avvertiamo anche la sua sensatezza, anche per la maggiore ricercatezza a livello di produzione. E allora, a pochi mesi dal tour per promuovere la recente raccolta di inediti “È inutile parlare d’amore“, il Nostro torna a suonare dal vivo per un altro pugno di date, per celebrare il ventennale dell’esordio solista e la sua versione rivista, assieme alla band di “Benvegnus” che si è consolidata negli ultimi anni, composta da Luca Baldini, Gabriele Berioli, Saverio Zacchei, Daniele Berioli e Tazio Aprile.

Ci troviamo dunque nella sala principale del celebre Monk, a Roma.

I musicisti, eleganti nei propri completi scuri, salgono sul palco poco dopo le 19, inaugurando la scaletta con una magnetica “Giornalismo” (b-side del singolo “Suggestionabili”). Si entra nel vivo del mondo “filmico” di Benvegnù con una versione sontuosa de “Il mare verticale”, proseguendo con l’immaginifico incedere de “Il sentimento delle cose” e il dittico “infuocato” di “Fiamme” e “Brucio”.
“Only For You” e la bonus track di “Reloaded” “Le gioie minime” sono intense e avvolgenti, capaci di spingere la sala verso un mood cullante, in direzione di una malinconica riappacificazione, in armonia con il respiro del mondo. Il risveglio è leggermente crudo, causato da una robusta e tagliente “Suggestionabili”, dal piglio quasi post-punk. Ma è una parentesi spigolosa prima di incontrare le varie facce del romanticismo indagate dalle succedanee “Quando passa lei”, “Cosa sono le nuvole” (dall’ep “14- 19″) e da una sempre e più di sempre emozionante “Cerchi nell’acqua”, che vede come ospite Tosca: bellissimo soprattutto quel finale con le linee vocali dei due cantanti che si sfidano e si intersecano meravigliosamente. Potrebbe essere l’apoteosi di un concerto che immaginavo bello come è nell’abitudine dei suoi protagonisti, ma da “Catherine” alla conclusiva “È solo un sogno” è una parte finale che toglie il fiato, come un incessante volteggiare onirico in ricordi e sensazioni forse dimenticati ma capaci di rifiorire, attraversati da note sensuali e di sontuosa malinconia.

Sapevamo che Paolo aveva subito il freddo opprimente di questo assaggio di inverno e si era presentato per questo un po’ in ritardo per il soundcheck. Sapevamo che le divertenti gag tra lui e Luca Baldini ci avrebbero fatto sorridere, ma abbiamo ancor più riso. E la voce ha retto per tutto il live in maniera egregia, anzi, abbiamo trovato un Benvegnù in stato di grazia, mentre l’alchimia con la band si è rivelata più perfetta che mai. Dopo tanti concerti, rimaniamo sempre con quel senso di abbraccio, di tepore, di felicità che fa bene e però in un certo senso fa quasi male al cuore. Ma stavolta ci portiamo a casa un inaspettato pezzettino emozionale in più.

Setlist:
Giornalismo
Il mare verticale
Il sentimento delle cose
Fiamme
Brucio
Only for you
Le gioie minime
Suggestionabili
Quando passa lei
Cosa sono le nuvole
Cerchi nell’acqua (con Tosca)
Catherine
Preferisci i silenzi
Isola Ariosto
È solo un sogno