C’è qualcosa di atavicamente fascinoso nelle note sognanti e too classy di un artista come Michael Kiwanuka. E no, non si tratta solo ed esclusivamente di avere alle proprie spalle producer di un certo rango quali Danger Mouse e Inflo. Troppo facile ridurre l’alta qualità musicale ad un mero esercizio di stile in cabina di regia. Sì, perché ritornare a circa sei anni dall’ultimo progetto discografico (“Kiwanuka”) con un disco – questo “Small Changes” – che profuma di petricore autunnale e di paesaggi orizzontali tutti da scoprire, significa possedere, all’interno del proprio animo, una vena artistica difficilmente riscontrabile in altri lidi.
Sono undici i brani che vanno a comporre la tracklist dell’album in questione. Tre, invece, le componenti strettamente musicali che saltano immediatamente all’orecchio (mica all’occhio): un sound che si affaccia dalle parti dei Settanta più dorati, un soul malinconico/catalizzante e una produzione (al solito) impeccabile. Tradotto in soldoni, si tratta di un lavoro decisamente regale. “Floating Parade” e la title-track, per esempio, riescono subito a trasportare chi ascolta nel mondo poetico del caro vecchio Michael, mentre “Rebel Soul”, molto probabilmente, rappresenta il punto più alto toccato dal Nostro all’interno del suo nuovo progetto discografico.
Raffinatezza e atmosfere oniriche. Volendo, potremmo sintetizzare così il mood principale di un disco(ne) che si lascia ascoltare con estrema piacevolezza pur mantenendosi nella comfort-zone di territori già esplorati in passato. Kiwanuka, del resto, è un musicista vero. Uno di quelli che cantano agli altri per parlare a sé stessi. Con “Follow Your Dreams” e “Live For Your Love”, l’artista britannico dimostra che nel mondo fatato del regno delle sette note, non vi è bisogno di eccessivi voli pindarici o di melodie arzigogolate per riuscire ad arrivare dritti al nocciolo della questione. E il nocciolo della questione, in questo caso, è il talento ancestrale di un musicista con i fiocchi.
La splendida “Four Long Years” va a concludere in maniera magistrale un album che ripresenta sul proscenio del mainstream musicale un artista che sa decisamente il fatto suo in quanto a bei dischi e a pezzoni di gran classe. A tutto il resto ci pensa la sua voce e il carisma innato da performer d’altri tempi. Dannato, Kiwanuka! Ha fatto centro di nuovo. E sottolinearlo, sembra quasi pleonastico.